«I provinciali» di Pif diventano spesso parodie

E dire che la collocazione de I provinciali sarebbe perfetta. Ore 10, Radio2, subito dopo l'allegria del Ruggito del coniglio e prima del giornale radio e dello splendido Social Club di Luca Barbarossa. Pif, poi, è un carattere riconoscibile e il suo co conduttore, Michele Astori, ha la verve giusta per dargli un ritmo. Per di più, proprio come la scelta del leit motiv che è Giorgio (del Lago Maggiore) cantata da Nella Colombo, anche l'idea del programma è divertente: raccontare la provincia attraverso casi estremi, particolari, ridicoli o scandalosi o comunque unici. Ma c'è un ma. Spesso la provincia di Pif e Astori diventa (o sembra diventare) una parodia raccontata con quel gusto un po' radical e un po' compiaciuto di chi in provincia vivrebbe il meno possibile. Invece, a differenza di quasi tutto il resto d'Europa, la nostra provincia è un vero sistema vitale e produttivo ed è molto meno folcloristica di come spesso piace immaginarla. Ridurla a un collage di macchiette, come capita in questa mezz'ora comunque godibile, risente ancora di certi pregiudizi ormai datati. Per carità, è ovvio che qui tutto sfumi nel sorriso o nel calembour.

Ma è proprio questo accenno pregiudiziale, magari neppure voluto ma comunque percepibile, ad annodarsi al macramè narrativo dei Provinciali. E a togliergli quel vigore che meriterebbe se un'indubbia curiosità non si mescolasse al compiacimento di raccontare la provincia come un circo Barnum visto dalle tribune.

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