I ragazzi di un tempo raccontano la "magia" di Don Giussani

Sul ruolo culturale e non solo di Don Luigi Giussani (1922-2005) molto si è detto e scritto

I ragazzi di un tempo raccontano la "magia" di Don Giussani

Sul ruolo culturale e non solo di Don Luigi Giussani (1922-2005) molto si è detto e scritto. Pur nei molti modi di intendere la figura di questo religioso non vi è dubbio però che il cuore del suo lascito, enorme, alla cultura cattolica possa essere identificato con i suoi anni di insegnamento al liceo Berchet di Milano. Il trentaduenne insegnante di teologia, correva l'anno 1954, volle, infatti, lasciare l'insegnamento in seminario per entrare in contatto diretto con studenti diversi. Tutto accadde perché durante un viaggio in treno gli capitò per caso (o per Provvidenza se si è credenti) di parlare di cristianesimo con alcuni ragazzi. Sorpreso dalla loro poca conoscenza della religione, chiese ed ottenne dai suoi superiori di lasciare la facoltà teologica per insegnare religione a scuola. Restò per un decennio nel liceo milanese dove cambiò la vita a moltissimi giovani.

È proprio a questo periodo che fa riferimento il libro in libreria, da oggi, per i tipi di Jaca Book: Ho trovato quello che stavamo cercando. 28 testimonianze sull'incontro con Don Giussani (1954-1964). Il volume (pagine 112, euro 14), curato da Robi Ronza e Giuseppe Zola raccoglie le testimonianze proprio di alcuni degli allievi di allora o di giovani che entrarono in contatto con Don Giussani in quegli anni. Allievi che nella vita hanno seguito i percorsi più diversi, dall'insegnante universitario alla casalinga, raccontano il loro incontro con l'insegnante che più ha cambiato loro la vita.

In molti raccontano la, per allora, rivoluzionaria esperienza del «raggio»: parola che indicava sia la comunità dei cristiani nella scuola, sia la forma tipicamente non dialettica ma esperienziale degli incontri settimanali di dialogo aperti a tutti, e a cui tutti venivano invitati. E ovviamente le testimonianze sono anche uno strumento utile per capire la nascita di Gioventù studentesca. Il lato più interessante è però quello, prettamente umano, che rende conto della novità che Giussani ha portato nel modo di veicolare la fede. E fu davvero una lotta. Racconta Pigi Bernareggi, studente del Berchet dal 1954 al 1957 e ora missionario in Brasile: «Cominciò subito ad affrontarci uno per uno, a sfidarci a uscire da quel marasma in cui vivevamo, a recuperare la fede perduta e percossa. Percossa sì, perché uno dei nuovi insegnanti della sezione E, il docente di storia e filosofia, era un frutto maturo della famosa Scuola Normale di Pisa, uno dei maggiori vivai dell'intellighenzia atea e anticristiana in Europa. Per lui lo scopo diffuso e dichiarato di tutte le sue lezioni (sei ore alla settimana) era distruggere sistematicamente ogni presenza, o anche solo ogni residuo di fede cristiana in noi. Aveva inoltre un grande fascino personale; era un insegnante attraente e coinvolgente. Lo stesso fascino che aveva, però, anche don Giussani nella sua misera oretta settimanale di religione. Apparentemente, davanti alle nostre coscienze, era il duello tra la pulce e l'elefante. Ma non fu così.

Per noi della E fu l'esperienza più bella, provocante e costruttiva. Infatti, ciò che quell'insegnante demoliva, don Giussani costruiva».

È solo un esempio dei tanti del volume. Lettura interessante per capire un'epoca e un clima culturale anche per chi cristiano non è.

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