Il mondo Beatles è stato raccontato, oltre che dai film, anche da due ragazze appassionate di fotografia: una era Linda Eastman, moglie di Paul McCartney e poi cofondatrice dei Wings prematuramente scomparsa, che già negli anni '60 aveva immortalato diverse star del rock. L'altra era Pattie Boyd, compagna di George Harrison e (contemporaneamente) amante di Eric Clapton, che segui i Beatles in India nel '67.
I Rolling Stones, invece, il fotografo ce lo hanno avuto in casa, almeno fin quando non è uscito dal gruppo, ovvero fino al 1993, gli anni più belli della più grande r'n'r band del pianeta. Fin dal 1966 il bassista degli Stones si faceva accompagnare, durante i tour, dalla macchina fotografica con cui teneva un vero e proprio diario di bordo nel backstage, nelle feste sempre piuttosto movimentate, prima dei concerti o durante le registrazioni degli album. Stones from the Inside è il volume illustrato appena pubblicato da Rizzoli Lizard (49 euro ben spesi) che raccoglie oltre trecento immagini, protagonisti principali Jagger, Richards, Watts, Jones e Wood. Non solo, ci sono gli amici e i colleghi, David Bowie, John Belushi e Iggy Pop tra gli altri, le donne sempre bellissime, le celebrities, la crew di facce poco note. Insomma, tutto ciò che è servito ad alimentare un mito non ancora spento, anzi.
Bill Wyman ci sa fare, le sue foto potrebbero tranquillamente essere esposte in una mostra accanto a quelle di fior di professionisti e nessuno capirebbe la differenza. D'altra parte il fotografo bravo è uno straordinario dilettante e non esiste una foto bella, bensì una foto con un pensiero, un'anima oppure no. È tutto qui. Il portfolio di Wyman, quindi, può stare benissimo accanto a quelli di David Bailey o Robert Frank che gli Stones li hanno fotografati più volte.
C'è da divertirsi a sfogliare questo album dei ricordi, non senza invidia - chiunque avrebbe voluto essere al posto loro o almeno con loro - e con un pizzico di nostalgia, perché i Rolling Stones hanno segnato il nostro tempo migliore, a cominciare dal pomeriggio dell'11 luglio 1982 quando si esibirono allo Stadio Comunale di Torino poche ore prima della vittoria azzurra ai Mondiali di Spagna. Alcuni ritratti di Wyman sono particolarmente intensi, al punto da restituire persino un po' di umanità a quella perfetta macchina rock che non sembrava avere un privato, ma solo un'immagine pubblica. Scatti che restituiscono la vita di ragazzi, per quanto miliardari, eccessivi, viziati e divi. Ecco, non dimentichiamoci mai della loro età, a testimonianza di quanto in quei decenni fosse altissima l'asticella nella musica e nella cultura in generale. Inutile neppure pensarci, oggi (non da oggi) di quel calibro non c'è più nessuno.
Sciogliendo il sodalizio anzitempo, Bill non ha conosciuto le rughe e la vecchiaia.
Effetti secondari, i suoi ex compagni sono ancora in giro, ancora capaci di tirar fuori un pezzo come Living in a Ghost Town in questi mesi assurdi. Quando finirà, ma forse non c'è una fine per chi conosce bene il Diavolo in persona, allora l'orologio del rock si sarà veramente fermato.
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