I supereroi di "Zack Snyder’s Justice League", mitologia cupa adatta ai nostri giorni

La nuova e attesissima versione del film ha tutto ciò che mancava a quella data alle sale quattro anni fa: identità definita, struttura solida e una gravitas che trasuda autorevolezza e fascino. Recensione spoiler-free.

I supereroi di "Zack Snyder’s Justice League", mitologia cupa adatta ai nostri giorni

Zack Snyder’s Justice League, al debutto alle 8 di giovedì 18 Marzo su Sky in contemporanea con l’uscita negli Stati Uniti, è il film più atteso degli ultimi quattro anni per coloro che amano i supereroi DC. La data “storica” si deve proprio alla solerzia con cui i fan, armati dell’hashtag #ReleaseTheSnyderCut, hanno convinto la Warner a far uscire, appunto, la versione estesa di un film che arrivò nelle sale nel 2017 dopo una gestazione difficilissima: girato quasi per intero da Zack Snyder ("L'Uomo d'Acciaio" e "Batman v Superman"), venne da lui abbandonato in post-produzione per un grave lutto familiare (il suicidio di una figlia ventenne), passando nelle mani, col senno di poi sciagurate, di Josh Whedon (regista per Marvel di" The Avengers" e "Age of Ultron"). Divenuto il più grande passo falso dell’Universo cinematografico DC, sia dal punto di vista degli incassi sia da quello del gradimento di critica e spettatori, “Justice League” si presentava, complici alcuni siparietti comici, come lo scimmiottamento incerto di un film Marvel.

La versione odierna mantiene l’ossatura della stessa trama. Affinché il sacrificio di Superman (Henry Cavill) non sia vano, Bruce Wayne (Ben Affleck) unisce le forze con Diana Prince (Gal Gadot) e progetta di riunire una squadra di metaumani, Cyborg (Ray Fisher), Aquaman (Jason Momoa) e The Flash (Ezra Miller), per combattere Steppenwolf, un guerriero alieno che minaccia non solo la popolazione della Terra ma l'intera esistenza del pianeta.

La vicenda si snoda in sei capitoli più un epilogo, per un totale di 4 ore e 2 minuti, ha un nucleo emotivo potente e sposa da subito atmosfere cupe e riflessive.

Siamo di fronte ad un film coerente e dalla narrazione ampia e dettagliata, in cui si tratteggia sia il profilo psico-emotivo dei protagonisti, sia il loro complesso background esistenziale. Accomunati dall’avere trascorsi dolorosi, questi eroi hanno sì le abilità necessarie per salvare il mondo, ma restano tormentati e un po’ persi, come forse si addice alle divinità di un’epoca particolare e globalmente sofferente come l’attuale.

Il formato del film è cambiato in 4:3, cioè quadrato invece che rettangolare, per la proiezione nelle sale IMAX. Le sequenze d'azione sono più violente, l’antagonista ha finalmente il giusto spessore e la colonna sonora è firmata dal compositore olandese Junkie XL, alias Thomas Holkenborg, che era stato rimpiazzato nel 2017 dopo l’abbandono di Snyder.

“Justice League” è il trionfo sofferto di un pantheon pop i cui membri conoscono da vicino fragilità, sangue e fatica perché alle prese con l’eterno archetipo del viaggio dell’eroe. Forse non sarà vero cinema (Scorsese dixit), ma non stupisce il seguito planetario di questi immaginari semi-dei la cui caratterizzazione è forte di assonanze con letteratura mistica e miti antichi.

Se vivono da qualche tempo una nuova età dell’oro probabilmente parte del merito va anche alla funzione sociale che assolvono: quella di regalare speranza in tempi oscuri e convulsi.

Dopo la prima assoluta di domani mattina, “Zack Snyder’s Justice League” sarà disponibile on demand e, infine, trasmesso in prime-time sabato 20 marzo alle 21.15 su Sky Cinema Uno.

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