"I terroristi dell'Isis mettono in pratica le strategie dei narcos"

L'autore di "Il cartello" conosce bene i metodi dei signori della droga. E lancia un allarme

"I terroristi dell'Isis mettono in pratica le strategie dei narcos"

Neal Carey è il Don Winslow "prima". Prima di Il potere del cane, di Le belve, di Il cartello. "Da molti anni avevo l'idea del protagonista Neal, la cui esistenza non era molto diversa dalla mia. Stavo lavorando come investigatore privato mentre cercavo di laurearmi, anche se in Storia e non in Letteratura inglese come lui. Parte del mio lavoro era localizzare ragazzi in fuga". Così all'inizio degli anni Novanta è nato Neal Carey, il protagonista dei primi romanzi di Don Winslow, London Underground e China girl, che Einaudi ha appena pubblicato in italiano. Lo scrittore dei mille lavori (ha fatto anche la guida di safari "in Kenya e in Cina") ci parla da casa sua, "una piccola cittadina nei dintorni di San Diego".

Ha sempre sognato di diventare scrittore?

"Sì. Mio padre era un grande lettore, mia madre una bibliotecaria, avevamo sempre libri in giro per casa. Mia sorella scrive romanzi. Ho sempre pensato che raccontare storie fosse il modo migliore per guadagnarsi da vivere, e alla fine è andata così".

Perché da New York si è trasferito a San Diego?

"All'inizio per lavoro. Avevo appena avuto un figlio, e c'era molto lavoro come investigatore a Los Angeles, nell'Orange County e a San Diego. Venni qui, mi innamorai dei posti e alla fine mi trasferii".

Come mai ha scelto la crime fiction?

"Credo sia stata la crime fiction a scegliere me. Non so, l'ho sempre amata. Ho iniziato a leggerla quando facevo l'investigatore privato a New York, e credo fosse un modo di osservare la mia vita. Ma più di tutto ne amavo lo stile, la sua natura cazzuta, e i soggetti. La crime fiction è reale, parla di persone reali con problemi reali. Amo il fegato, l'essere duro e crudo".

Che cosa c'è di diverso oggi nello scrivere, rispetto ai suoi primi libri?

"Beh, innanzitutto mi ci guadagno da vivere. Ho impiegato tre anni per scrivere London underground, perché nel frattempo facevo molti altri lavori. Credo di avere pubblicato sei libri prima di poter diventare scrittore a tempo pieno. E questa è una differenza enorme. Ora mi alzo al mattino e scrivo. Ma gli aspetti essenziali dello scrivere non sono cambiati: come allora, mi siedo e lo faccio, e basta".

E nello stile che cosa è cambiato? Per esempio, nei libri più recenti il ritmo sembra più serrato, quasi cinematografico, e usa il tempo presente.

"Eh sì. Mi ero stufato di me stesso. Scrivevo come da tradizione, al passato, e a un certo punto ho capito che mi ero annoiato. E quindi dovevo anche essere noioso... Così l'ho abbandonato e ho iniziato a usare il presente: mi ha aperto un mondo interamente nuovo. Le cose succedevano di fronte ai miei occhi, momento dopo momento, come un'onda davanti a me. Era nuovo ed eccitante, ed è ancora il mio tempo preferito".

Le belve è diventato un film, Il potere del cane e Il cartello saranno girati da Ridley Scott. La sua scrittura è influenzata dal cinema o dalle serie tv?

"Credo sia ipocrita da parte di chiunque della mia generazione dire che non siamo stati influenzati da entrambi, cinema e tv. Siamo cresciuti con loro. Ricordo benissimo la prima volta che vidi The French Connection. E Bullitt. Penso spesso in termini di film: soprattutto nel genere noir, romanzi e film sono virtualmente indistinguibili, ci ispiriamo costantemente".

Ha una tabella di lavoro?

"Comincio alle 5,30 e lavoro fino alle 10. Vado a fare una passeggiata, a correre o a nuotare, poi torno al lavoro fino alle 5,30 del pomeriggio. Non ho un numero di pagine preciso da scrivere ogni giorno. Credo in una prima scrittura veloce e in una riscrittura lenta. E spesso lavoro su più progetti allo stesso tempo, almeno fino a quando sono alle fasi finali di un libro: allora mi concentro soltanto su quello, finché non è finito".

E di che cosa sta scrivendo al momento?

"Posso solo dire che non sto scrivendo di droghe".

A parte scrivere che cosa fa?

"Surf, passeggiate, nuoto, corsa, giri in macchina per il paese con mia moglie, uscite con la mia famiglia. Poi cucino, mangio, guardo film alla televisione e leggo, ovviamente".

Il potere del cane e Il cartello hanno richiesto un grande lavoro di ricerca. Come ha fatto?

"Ci sono voluti cinque anni ciascuno, fra ricerca e scrittura. Come ho fatto? È una grossissima domanda... Ho letto migliaia di pagine di rapporti di polizia, dell'Fbi, della Cia, articoli, libri. Ho fatto interviste a poliziotti, agenti della Dea, la Drug Enforcement Administration, trafficanti di droga, avvocati, criminali, condannati, giudici, di tutto. Poi sono tornato sui miei passi e ho incrociato le interviste con la documentazione. E poi ho creato una cronologia".

Perché ha paragonato i narcos e l'Isis?

"Perché l'Isis ha copiato molte pagine dal libro delle strategie dei narcos, in particolare per quanto riguarda la terminologia o nel pubblicare sui social media i video delle atrocità commesse, cosa che i narcos fanno dal 2005. In ogni caso trafficanti e terroristi sono cugini: entrambi usano l'intimidazione, devono controllare le popolazioni e vincere la guerra delle parole. Spesso si trovano a nuotare nelle stesse acque".

Perché descrive la violenza in modo così realistico?

"Non voglio sterilizzare la violenza, renderla una specie di gioco da tavolo. Così scrivo come è realmente. Scrivo ciò che vedo".

L'equilibrio tra fatti e finzione nei suoi libri ricorda un po' i romanzi storici. È così? Come ottiene questo equilibrio?

"Amo la storia, ho ricevuto una formazione da storico. Perciò a volte è difficile trovare un equilibrio, perché tendo a voler includere tutta la storia, e devo ricordare a me stesso che si tratta di un romanzo. Però voglio che il lettore capisca davvero che cosa è successo. È un po' come fare il giocoliere, e credo qualche volta di peccare troppo sul lato pedagogico".

Pensa che la critica letteraria snobbi ancora la crime fiction?

"Non come una volta, anche se c'è ancora un po' di supponenza nei confronti del romanzo di genere. Ma credo che i critici si stiano accorgendo sempre di più di quanta finezza di scrittura ci sia nel noir. A me piace che le persone mi guardino dall'alto in basso... E io amo essere uno scrittore di noir, la crime fiction è casa mia".

Dei suoi, quale romanzo ama di più?

"Sempre quello al quale sto lavorando. Dovresti sempre essere innamorato della donna con cui stai ballando".

La soddisfazione più grande?

"Senza dubbio, mia moglie e mio figlio".

Il suo sogno?

"Essere uno scrittore".

Rimpiange qualcosa?

"Aver ordinato pesce su un volo notturno...".

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