Ida Budetta, dipinti tra ironia sogno, realtà e meraviglia

Emanuele Beluffi

La pittura di Ida Budetta è inafferrabile e senza tempo, ma non fuori dal tempo. C'è sempre un «doppio codice» per un'opera, Umberto Eco docet, una lettura del riferimento diretto e una lettura del riferimento indiretto. Lettura immediata: i personaggi di Ida Budetta sono senza sesso come angeli e il loro vestiario bizzarro galoppa nei secoli, mentre prospettive e proporzioni sbeffeggiano la regola piegandosi in distorsioni fortemente volute. Lettura «nascosta»: lo scacchiere della vita e il vaso di Pandora delle afflizioni umane, espresse col linguaggio dell'ironia. La Pop Art nascondeva un aspetto tragico; la produzione d'arte di Ida, che di suo ha il perturbante come un sogno nel sogno, testimonia che quel che vedi non è come sembra. Bisogna guardare lontano, nei suoi quadri: come per uno spettacolo di magia. I suoi compagni di viaggio sono certi olandesi del '600 (una scacchiera marmorea a pavimento che troviamo in varie opere, non può non rimandare a Vermeer), ma oltre ai riferimenti illustri c'è di più: il carattere bizzarro, ironico e onirico dei quadri di Ida Budetta è sempre fedele al presente.

Se, come diceva Marshall McLuhan, «il medium è il messaggio», non ci dobbiamo fermare al contenuto visuale, ma dobbiamo andare un po' più in là, per scoprire in questa sua pittura inafferrabile i temi reali che ci riguardano tutti, la violenza, la malvagità, la malafede, l'incomunicabilità e l'ortopedia del «diverso», come nell'opera intitolata È severamente vietato uscire dai Cantieri Follia, denuncia delle omissioni post legge Basaglia sul disagio mentale. www.idabudetta.it

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