«Io, “My fair lady” senza voce Ma accadde già alla Hepburn»

«Io, “My fair lady” senza voce Ma accadde già alla Hepburn»

Intervista con suspence. La sera dopo la prima di My fair lady (versione italiana del capolavoro di Lerner e Loewe, al Sistina di Roma fino al 6 gennaio per la regia di Massimo Romeo Piparo) Vittoria Belvedere è completamente priva di voce. Il che, se è curioso per il personaggio che in questo musical deve imparare a parlare, per l'attrice che a quel personaggio deve prestare recitazione e canto, è addirittura tragico. Quanto a concedere interviste, poi, nemmeno a parlarne. «Insomma: proprio come la Eliza Doolittle del musical mi sono dovuta rivolgere ad un foniatra - racconta (sussurrando) l'attrice - Non esattamente al professor Higgins, che nello spettacolo è interpretato da Luca Ward, ma a uno specialista vero, bravissimo, che in quattro e quattr'otto m'ha rimessa in sesto».
E ora come farà a concedere quest'intervista? Non è che per lo sforzo si ritroverà di nuovo afona?
«Non è stato lo sforzo, ma un colpo di freddo preso dopo lo spettacolo. Del resto i guai con la voce sono una costante, nella storia di My fair lady. Quando girai un film con la sua prima interprete teatrale, Julie Andrews, lei mi raccontò che quando a Hollywood ne fecero il film, e assegnarono il ruolo a Audrey Hepburn invece che a lei, nelle parti cantate la Hepburn dovette essere doppiata, e per questo non vinse l'Oscar. Mentre lo vinse la Andrews, che nello stesso anno cantava a gola spiegata in Mary Poppins».
Immagino che come fanno tutti, per non intimorirsi, abbia evitato di riguardare il celebre film, vincitore di 8 Oscar.
«Al contrario: l'ho studiato fotogramma per fotogramma. Per concludere che, naturalmente, il paragone fra me e la Hepburn nemmeno si pone. Io, però, non sono doppiata. E considerando che My fair lady fu scritto per dei cantanti, e non per degli attori, sono fiera di essere riuscita ad affrontarne la partitura».
E come mai Piparo ha scelto proprio lei, che non è una cantante e che non ha mai interpretato un musical?
«Perché dopo due edizioni di questo stesso spettacolo ha deciso di puntare molto anche sulla parte recitata. È venuto a propormela mentre giravo la quinta serie della fiction Un caso di coscienza, accanto a Sebastiano Somma. Era ottobre e lui voleva debuttare a dicembre. “Tu sei matto: preparare uno titolo simile in sette settimane?”. Ma il musical è il sogno di tutti gli attori. E My fair lady è il sogno di tutti i musical. Così ho commesso la pazzia».
E come si prepara My fair lady in sette settimane?
«Prendendo tutti i giorni lezioni di canto, imparando a respirare col diaframma, facendosi il fiato in palestra. Io poi ero arrivata terza a Ballando con le stelle della Carlucci, e questo m'ha aiutata nel ballo, anche se già allora non è che fossi proprio un tronco. Così alla fine scopri di poter fare cose che non avresti mai immaginato; ti ritrovi sul palco piena di gioia, perché stenti a riconoscerti. E la prospettiva di tre mesi di tournèe non ti sembra più una massacrante fatica, ma un'esaltante avventura».
A proposito di avventure: come ricorda quella di Sanremo?
«Con stupore. Il mio difetto è di non credere in me stessa, e quando Baudo mi propose di presentare il festival accanto a lui e alla Arcuri mi chiesi “Ma io che c'entro? Mica voglio fare la presentatrice”. Poi andò tutto benissimo perché, evidentemente, gli altri sanno vedere in me le qualità che io non vedo».
Iniziata come modella, e proseguita al cinema con registi come Florestano Vancini e Mauro Bolognini, la sua carriera si è svolta poi soprattutto nella fiction tv. Un ripiego o un risultato?
«Sono passati i tempi in cui si considerava la fiction un ripiego.

Oggi fior di attori si litigano i ruoli televisivi; e lavorando in Augusto Rita o Rita da Cascia io ho avuto il privilegio di recitare accanto a star che magari al cinema non avrei mai incontrato, come Peter O' Tooole, Richard Harris, Charlotte Rampling, Michel Serrault. E le maggiori soddisfazioni da attrice le ho avute proprio con le fiction».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica