L'Arena prende Il Volo Osannati all'estero adesso sbancano l'Italia

I tre ragazzi del gruppo all'inizio snobbati dalla critica conquistano tutti, dalle ragazzine alle nonne. Oltre alle classifiche

L'Arena prende Il Volo Osannati all'estero adesso sbancano l'Italia

Allora bisogna dirlo: l'altra sera all'Arena di Verona il Volo ha conquistato tutti. Non solo il pubblico, che ha riempito ogni angolo del tempio della lirica con un entusiasmo sorprendente persino per gli habituè più schizzinosi. Ma ha convertito pure la critica musicale, una volta in più costretta a fare i conti con previsioni sbagliate o approssimative (compresa quella di chi scrive qui). «In questi anni siamo cresciuti molto, anche le nostre voci sono più mature e la partecipazione all'Eurovision Song Contest (l'ex Eurofestival - ndr) ci ha aiutato a maturare», hanno spiegato alla loro maniera, quindi ridanciana, dopo due ore di concerto. Sono in tre e sono tre personaggi di un unico copione: Gianluca, il latin lover. Piero, occhiali multicolor e passione per la lirica. Ignazio, vocazione per l'intrattenimento stile Las Vegas. Tre ottime voci che si impastano benissimo ed è questo il vero segreto. «Perciò è come se facessimo tre concerti in uno», scherzano ma fino a un certo punto: è effettivamente così. Quando hanno vinto l'ultimo Festival di Sanremo, i tre ragazzi del Volo, giovani e quindi un po' troppo entusiasti, annunciarono di avere il pubblico dalla propria parte. Sembrava un'esagerazione un filo spocchiosa. Invece no. A loro, che sono nati nel talent show di Antonella Clerici Ti lascio una canzone , il pubblico di mezzo mondo stava tributando un successo come raramente accade nel mondo del pop. Tutto esaurito dappertutto. Tour con Barbra Streisand e ospitate sui palchi più prestigiosi. Richieste di duetti e collaborazioni. A stupire, se proprio bisogna dirlo, è la trasversalità del loro pubblico, dalle nonne ancora innamorate del belcanto alle ragazzine comunque attratte dal fascino glamour di questo trio che ha una dote particolare non trascurabile: sono divulgatori musicali. All'Arena di Verona l'altra sera c'erano ragazzine che cantavano a memoria i brani del concerto, da Il mondo di Jimmy Fontana del 1965 a Granada , che nell'immaginario collettivo è proprietà di Claudio Villa quindi di un mondo all'apparenza morto e sepolto. «Questa musica non morirà mai», hanno detto loro.

E difatti.

All'Arena di Verona le adolescenti cantavano Granada come se fosse un brano degli One Direction, a conferma che la musica popolare ha sempre bisogno di un «traghettatore» per essere accettata, non di un codice stilistico. Se domani Il Volo cantasse Il ballo del qua qua di Albano e Romina probabilmente avrebbe lo stesso effetto. Standing ovation. L'altra sera all'Arena ce ne sono state tante, una dietro l'altra, neppure sul palco andasse in scena La Traviata . «Ma noi non facciamo solo musica classica, possiamo cantare qualsiasi cosa». In effetti all'Arena (lo show andrà in onda stasera in prima serata su Raiuno, presentato da Carlo Conti), sono arrivati Giancarlo Giannini in veste di «host» (ha presentato il concerto), poi Francesco Renga, Lorenzo Fragola e addirittura Francesco De Gregori, praticamente a proprio agio in una versione di Sempre per sempre imprevedibile per i fan più talebani.

Insomma, è stato un piccolo trionfo (trionfo è una parola rara se usata sinceramente nella musica leggera) che ha fatto da spartiacque nella carriera di questi tre ventenni esaltati nel resto del mondo ma sottovalutati in Italia. Si sa, il radicalscicchismo castra qualsiasi esplosione popolare. Adesso che Il Volo pubblica il nuovo disco L'amore non si muove (edizioni Sony Music) e inizia un altro gigantesco tour mondiale, probabilmente ci saranno altre sorprese. La prima, annunciata, è che parteciperanno al Columbus Day americano con Lady Gaga e Tony Bennett. La seconda è che a metà ottobre duetteranno virtualmente in It's now or never con Elvis Presley in un album tributo.

«Siamo gli unici a farlo insieme con Michael Bublé», dicono loro, che ne sono ovviamente orgogliosi. E, al netto di tutte le critiche, dovremmo esserlo anche noi. Nella nostra bilancia di esportazioni artistiche, la voce di tre ragazzi che cantano bene la nostra storia in fondo non dovrebbe essere così trascurata.

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