Laura Esquivel: «Non sono più Patty e ora faccio ballare i ragazzi italiani»

Laura Esquivel: «Non sono più Patty e ora faccio ballare i ragazzi italiani»

È diventata famosa indossando occhialoni da secchiona e cercando di convincerci, per esigenze di ruolo, di essere bruttina. Ma ora che ha 18 anni e che non è più la protagonista del serial tv per ragazzi Il Mondo di Patty, la teen star argentina (di Buenos Aires) Laura Esquivel ha calato la maschera: è molto carina, sa cantare, ballare e anche condurre: lo dimostrerà da oggi per 10 puntate in prima serata dal lunedì al venerdì su Super! (Sky canale 625), col programma Giro Giro Tour.
Laura Esquivel esordisce come conduttrice in tv, in Italia, sul nuovo canale di intrattenimento De Agostini dedicato a bambini e ragazzi.
È un rapporto speciale quello che lei ha col nostro paese?
«Sì. Per ragioni di cuore e di storia personale: ho parentele italiane da parte di mia madre, mio nonno era un immigrato di Rotonda, vicino Potenza. Sono anche venuta qui in Italia, due anni fa, portando sul palcoscenico il musical su Il Mondo di Patty».
Cosa farà in «Giro Giro Tour»?
«Di tutto. Per me è un bell'esame, oltre a una chance preziosa. È un one girl show, diciamo così, dove ballo, canto e faccio cantare i miei fan, in una divertente gara a squadre. Si tratta di uno spettacolo itinerante che abbiamo registrato quest'estate in diverse piazze d'Italia. Con me, a danzare in svariate coreografie, c'è Leon Cino, che molti ricordano vincitore della terza edizione di Amici. E per ogni puntata, c'è un ospite speciale».
Ce ne può anticipare qualcuno?
«Bè, visto che parliamo di Amici, dico: Giuseppe Giofré e Virgino Simonelli, ma c'è anche una bella sorpresa per la puntata finale in onda il 24 settembre, che non dico».
È vero che Laura Esquivel, teenstar internazionale, ha in Italia fan speciali?
«Si. Hanno un nome curioso, e mi seguono ovunque, anche nelle tappe di Giro Giro Tour: sono gli Esquiveliti!»
Con questo programma ha conosciuto direttamente molti giovani del nostro paese: ci sono particolari differenze con i loro coetanei argentini?
«Direi di no. Le aspirazioni e i sogni sono gli stessi. E poi noi argentini siamo figli dell'Europa, e dell'Italia in particolare».
Tra l'altro, sembra che Laura Esquivel abbia un sogno molto italiano chiamato Sanremo. È vero?
«Si. Mi piacerebbe molto cantare al Festival, che conosco da quando sono bambina.

Mia mamma, da buona italiana non si perdeva un'edizione. Ci sto lavorando, anche in queste settimane a Buenos Aires con collaboratori musicisti italiani. Voglio proporre un mio pezzo valido, e chissà se potrà passare l'esame».

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