Cultura e Spettacoli

L'ignoto ci attende sulle Alpi. Per farci scoprire chi siamo

L'ignoto ci attende sulle Alpi. Per farci scoprire chi siamo

Cosa succede quando irrompe l'assurdo nella nostra vita, sotto forma di catastrofe? Qualcuno risponde con la fede, qualcun altro con la fede nella ragione. Poi c'è chi non risponde affatto e rimane a fissare il vuoto, prigioniero del passato, per sempre. Il romanzo XY di Sandro Veronesi, uscito per la prima volta nel 2010 (Fandango), torna oggi per la Nave di Teseo (pagg. 438, euro 15) dopo il successo del Colibrì (La nave di Teseo), Premio Strega 2020 e bestseller. Decisione motivata. Le vicende sono completamente diverse. In compenso, i due romanzi intrattengono uno stretto rapporto tematico. Nel Colibrì, il resiliente (attenzione: Veronesi è architetto, e questa parola la usa a proposito) protagonista affronta una serie di lutti spaventosi: la sorella suicida e i genitori malati. Infine sceglie l'eutanasia per sé. Il romanzo però lascia la speranza di un rinnovamento dell'essere umano, se non proprio della società. XY affronta il lutto non solo dal punto di vista privato ma anche da quello pubblico. Siamo in una valle del Trentino, in una piccola comunità dove non funzionano i cellulari: quindi fuori dal mondo, per gli standard contemporanei. Sembra quasi un luogo perfetto per fare esperimenti sociologici. Lungo una strada, tra i boschi, viene trovata una catasta di cadaveri. C'è un morto decapitato, un suicida, un nuotatore azzannato da uno squalo, e altro ma nulla che abbia senso. I morti sono depositati ai piedi di un albero, che ricorda una croce, coperto da ghiaccio rosso come il sangue delle vittime. La comunità, ovviamente, ne esce sconvolta: antiche storie, esorcizzate dai riti e dai tempi delle montagne, esplodono con una violenza inaudita. Un prete, dalla fede incerta, e una psichiatra, tutta da psicanalizzare, si incaricano di tenere assieme il paese. Il mistero è fitto ma non c'è un caso poliziesco da risolvere. C'è invece da capire cosa comporta confrontarsi con la morte, e non esiste una morte «normale», la morte è sempre inconcepibile e scandalosa. È l'ignoto che si manifesta, e l'ignoto fa sempre paura. La bellezza di XY risiede proprio nel tenere il lettore sulla corda con dialoghi serrati, tutti esistenziali, e nello strappare perfino qualche sorriso, cosa difficile vista l'essenza tragica delle questioni affrontate.

XY è un libro che solleva domande. Rispondere non è facile ed è anche doloroso. Se il lettore accetta il rischio, avrà forse qualche indicazione su chi è, e dove si trova in questo momento come persona. Quanto vale il nostro dolore? Cosa conta il nostro passato? Perché crediamo in quello in cui crediamo? Siamo illusi ma potremmo vivere senza illusioni? Non udiamo anche noi, come il prete di XY, «lo scroscio del caos sull'ordine delle leggi e dei fenomeni naturali, in modo da farceli percepire feroci, ingiusti e folli»? A ognuno la propria conclusione e il proprio fardello.

Non è facile resistere alla tentazione di bollare la realtà come assurda, ma non è questo che ci rende uomini, il resistere alla disperazione e alla mancanza di senso? Certo, è un atto di fede che ci separa dal nulla ma quell'atto di fede toglie l'ultima parola all'ingiustizia, alla ferocia e alla follia.

XY, di Sandro Veronesi

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