L'Italia vuota e parolaia smascherata da "Giass"

Lo show di Ricci fa saltare i nervi ai buonisti. Perché è vera satira

L'Italia vuota e parolaia smascherata da "Giass"

Domenica sera. Da una parte, Raitre, Che tempo che fa. Il regno del paternalismo e del moralismo. Conduce Fabio Fazio, che una volta spiegò il suo atteggiamento (molto) condiscendente verso gli ospiti con queste parole: «Le domande scomode sono un mito. Che bisogno c'è di essere cattivi?». Dall'altra, Canale 5, Giass di Antonio Ricci. Il regno della satira cinica, che sbriciola la malattia principale dell'Italia, il vero ostacolo al rinnovamento: la retorica, dietro la quale si celano il nulla delle dichiarazioni d'intenti e l'ipocrisia dei buoni sentimenti un tanto al chilo. Luca e Paolo, fiancheggiati da una serie di comici, fanno a brandelli i proclami sul Paese da rilanciare, presentandoci una galleria di cialtroni che va da Nord a Sud. Poi massacrano il politicamente corretto, con l'imitazione di Laura Boldrini: «Il Natale è un attacco sessista alla donna. Chi ha deciso che Gesù Bambino debba essere maschio? Babbo Natale è un potenziale stupratore». I triti discorsi sulle eccellenze italiane diventano un surreale reportage sulla fragranza del panino Camogli dell'Autogrill. Le chiacchiere sul patrimonio artistico come petrolio della Penisola sono smontate dalla «Cartolina dall'Italia», in cui Nicole Minetti (imitata da Virginia Raffaele) introduce allo splendore delle discoteche di Rimini e Riccione con questo slogan: «Welcome to my titties». La grande bellezza delle nostre città è una «Grande belessa», con due passanti (Luca e Paolo) di fronte al monumento al Lambrusco, periferia di Modena. Il momento più cinico, e più vero, è quello dedicato ai due Marò. Luca e Paolo, nei panni dei militari, sulle note di Gente di mare, cantano la pochezza di chi si è occupato della vicenda: «Al di là del mare c'è un governo che non fa un cazzo per me». Con buona pace di chi si era indignato in anticipo, accusando i due attori di ridicolizzare la tragedia. In Giass ci sono pochi politici ma tanta politica perché lo spettatore si trova davanti a uno specchio impietoso. Sintesi di Pino Caruso: «Lo stato in Italia è un participio passato».
Giass è una trasmissione davvero provocatoria. Anche nel replicare ai suoi critici. Lo fa con un passaggio su Aldo Grasso e la sua presunta vicinanza a una nota casa di produzione: «Mieloso critico televisivo del Corriere. Assunto in sito Taodue Productions, folgorato dall'illuminazione spirituale. Da quel momento diventa Taoista». Chissà se lo farà con Gad Lerner che ieri esultava su Twitter: «Il fiasco di Giass segnala una felice evoluzione del gusto degli italiani... Benvenuto Ricci fra i perdenti».

L'aggressività di Giass è difficile da digerire, siamo così abituati alla melassa da scambiare la vitalità per volgarità e confondere il buongusto col conformismo. Forse sarà per questo che gli ascolti della seconda puntata non sono stati buoni (7,3% di share). Peccato, perché, per rispondere a Fazio, la cattiveria a volte serve a dire la verità.

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