L'orchestra del Mariinsky di San Pietroburgo e il suo direttore, Valery Gergiev, sono impegnati in un coast to coast, 30mila chilometri in 24 giorni, in 36 città della Russia: dall'estremo Nord all'estremo Est, non si sfiora invece il Sud rovente. Le tappe cruciali sono quelle di San Pietroburgo e Mosca dove s'è suonato il dì di Pasqua, con la benedizione del Patriarca della Russia intervenuto sul palco per un lungo discorso sulla pace, dunque di estrema attualità. Il 9 maggio, per la cerimonia di chiusura, interverrà anche il soprano star Anna Netrebko ormai in dirittura di nozze con il tenore Eyvazov Yusif (i genitori dei rispettivi coniugi si sono incontrati: e in Russia questo è un chiaro indizio). Concerto la sera, talvolta anche il pomeriggio e via in treno o aereo per raggiungere la nuova tappa. Non c'è un giorno di riposo per i musicisti del Mariinsky, e i programmi sono pantagruelici. Immaginate i nostri orchestrali e relativi sindacati? Ci sarebbe l'assalto al Palazzo d'inverno. Gergiev è l'uomo uno e trino: direttore artistico, musicale e sovrintendente del teatro di San Pietroburgo, l'artista più influente della Russia. Ha reso il Mariinsky il numero uno, oscurando il Bolshoi, ora si è spinto fino a Mosca prendendo il comando del Festival di Pasqua. Un festivalone col marchio Gergiev, nutrito dalla cordata di sponsor (gas, banche, diamanti) e dalla mecenate Yoko Ceschina. Operazioni approvate da Vladimir Putin che ha individuato in Gergiev, uomo Time, personaggio internazionale, circoli di simpatizzanti nel mondo, l'artista-vetrina di Sochi e più in generale della nuova Russia.
Proprio nei giorni cruciali della storia di questo Paese, Gergiev firma un festival dalle dimensioni mai raggiunte, e intriso di patriottismo. Si sente patriota, Gergiev? «Se il termine vuol dire amare profondamente la propria patria, la risposta è sì. E vedo che anche le città dove andiamo ci accolgono con piacere. La Russia è enorme, in alcune città non sono mai stato, sto scoprendo nuovi teatri, e il Mariinsky, con i suoi secoli di storia, li può aiutare». Quanto alla questione ucraina e della Crimea sostiene che «l'Europa ricorda la nostra epoca sovietica: le notizie che si leggono sono tutte uguali, le immagini in tv sembrano fotocopiate», spiega. Alla domanda se l'anno prossimo includerà nel tour anche la Crimea, risponde «si vedrà». In tanti, qui, puntano l'indice su Krusciov reo di aver inopportunamente regalato questo lembo di terra: ora si è pareggiato dopo il grande errore. Gergiev diresse fra le macerie del Parlamento d'Ossezia l'indomani degli scontri con la Georgia, commemorò le vittime di Beslan, in questo festival dirigerà anche nei distretti militari in omaggio alle vittime della Prima Guerra mondiale «la mia orchestra è sempre intervenuta a supporto dei popoli. A me non interessa cosa dicono i Governi, ma cosa pensano i popoli. Nessuno sa cosa pensa il popolo russo della Crimea, e il popolo di Crimea della Russia».
La stampa tedesca e inglese ha accusato Gergiev di aver firmato assieme ad altri artisti una lettera di supporto a Putin per l'intervento in Crimea. Ma lui ribatte, «io non ho mai firmato lettere, ero lontano quando è stato fatto. Deve essere chiaro un concetto in Europa, e cioè che oggi, a differenza dell'epoca sovietica, tutti i russi hanno una loro opinione, sanno cosa vogliono».
La questione Scala, ovvero gli attacchi al futuro sovrintendente Alexander Pereira, è rimbalzata anche qui. Gergiev non ha dubbi, «Pereira? Ma ha una tale esperienza, è stato a Zurigo, poi a Salisburgo, non è certo uno sprovveduto. Ne uscirà. O almeno credo». Lo pensa anche la stampa internazionale che si chiede perché sia inopportuno acquistare dal proprio festival a costi ridotti.
Così come non capisce come sia possibile indicare un sovrintendente, ma nominarlo consulente senza poteri di firma e chiedergli che componga la stagione più importante della Scala, cioè quella dell'Expo. Risposta: anomalie italiane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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