La lotta per le strade di Chicago per ottenere verità e alcolici

Mamet torna alla narrativa con un romanzo che descrive la sua città negli anni '30 tra gangster, cronisti e corruzione

La lotta per le strade di Chicago per ottenere verità e alcolici

Mike era solo. La redazione della cronaca cittadina era tranquilla. La prima edizione del mattino era stata sfornata, e quasi tutti erano giù al Sally Port, a bere per sollievo, stanchezza, abitudine o senza bisogno di un motivo. Mike aveva deciso di intraprendere la Grande Egira', come una volta l'aveva definita Parlow, e unirsi a loro.

L'Egira comportava l'alzarsi dalla scrivania, con l'annessa bottiglia e tutta la compagnia dei reporter, e scendere i quattro piani fino al Sally Port, per fare lì il pieno dello stesso alcool scadente con più o meno la stessa compagnia. Mentre si infilava il cappotto gettò un'occhiata a una bozza attaccata al muro. Lesse:

... sono stati sottratti dall'armeria della Guardia Nazionale, settantacinque fucili mitragliatori Thompson calibro quarantacinque, duecentocinquanta pistole Colt calibro quarantacinque modello 1911 e dodicimila caricatori di munizioni calibro quarantacinque. Imballati con ogni fucile mitragliatore c'erano: un manuale di istruzioni; due caricatori a stecca, capacità venti colpi; un caricatore a tamburo, capacità cinquanta colpi; una sacca di imballaggio di tela con fascia a tracolla e un kit di base per la pulizia.

Mike borbottò tra sé «Sì, bene...» e scese di sotto allo spaccio clandestino.

Pensava spesso che le storie raccontate al bar fossero molto superiori a quelle pubblicate sui giornali. Aveva talvolta espresso la sua opinione ed era stato pubblicamente schernito per questo.

«Per cosa credi che ci paghino?» gli aveva chiesto Crouch.

«Uomo morde cane» aveva risposto Mike.

«Stronzate» disse Crouch. «Un uomo che morde un cane è troppo interessante per essere una notizia».

«Allora quali sono le notizie?» disse Mike.

«La notizia» disse Crouch «è ciò che rende chi la legge compiaciuto, arrabbiato, o abbastanza quello che ti pare, da arrivare a pagina dodici e leggere la pubblicità dei tappeti».

«Pensavo che le notizie dovessero interessare» disse Mike.

«È per questo che le tue storie vengono speziate e insaporite» disse Crouch. «Risveglia l'interesse del municipio, e ti trovi licenziato. Parla di Al Capone, finisci stecchito come Jake Leiter. Coinvolgi il colonnello McCormick, e vuol dire che probabilmente la cazzata l'hai già fatta, lui pensa che il tuo nome sia più importante del suo: non sei solo licenziato, ma anche fuori gioco. Perché, bada, ragazzo» disse Crouch, «ci sono forze vive in campo. Noi non siamo tra quelle; siamo piuttosto una distrazione dalla dolorosa consapevolezza della loro esistenza».

Prese la copia del giornale dalla panca vicino a lui. «Guarda qua» lesse, «Altre macchine di lusso scompaiono dal North Shore. C'è un'ondata di sparizioni di auto carrozzate: Packard, Duesenberg...'»

Voltò pagina.

«Pubblico sconcerto per i ripetuti furti all'armeria della

Guardia Nazionale...'»

Lasciò cadere il giornale.

«Un giornale è una presa per il culo. Esiste per volontà degli inserzionisti, per fregare il pubblico gratificandone la stupidità, e per dare un piccolo anticipo sugli investimenti ai proprietari, fornendo un presunto impiego ai loro pallidi figli scioperati, nei circuiti dei giovani Soloni, tra il Club di Fort Dearborn e la Everleigh House of Instruction».

«Beh, vaffanculo» era sbottato Mike, «come dicevamo durante la Grande Guerra». Dalla compagnia si erano levati tintinnii di bicchieri e mormorii di approvazione. Qualcuno si era alzato e aveva detto: «Stallo a sentire».

«Vacci anche tu» aveva replicato Crouch, «come dicevamo nella Grande Guerra, quando, sebbene scartati per limiti d'età dalla prima linea, molti hanno sofferto non solo perdite deplorevoli per la nostra gioventù e la nostra economia, ma il dolore sordo della disillusione e della qualità uniformemente miserabile delle corrispondenze di guerra».

«Quelli con il cervello fino stavano combattendo» disse Mike.

«Quelli con il cervello fino stanno ancora combattendo» disse Crouch.

«Non in un campo dimenticato in Francia, no, non nei campi delle Fiandre, all'ombra dei poveri papaveri, ma qui, qui, ragazzo mio, per le strade della nostra bella città, per il diritto al controllo del territorio, e dei canali e metodi di distribuzione di quella stessa sostanza che noi, in amicizia chiamiamo torcibudella. Questa battaglia...»

Mike si era alzato.

«Devo fare una confessione» disse. Si fece silenzio nel bar. «Io, come il piccolo e sfortunato Belgio, e le sue famose monache, sono stato violato». Ci fu qualche cenno d'applauso, e Mike lo spense alzando la mano.

«Sono stato corrotto dal giornalismo, eppure... Ma. E qui vi chiedo di trattenere la vostra incredulità, e se c'è, il vostro disprezzo: sono giunto, vergognandomi, a una conclusione così estranea alla comprensione generale, che...»

«Arriva al punto» disse Crouch.

«Ho deciso di non scrivere un romanzo» disse Mike.

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