Un Lucio Battisti rinnovato "Masters" lucida il repertorio

Esce il secondo volume con 48 brani «restaurati» Su tutti spicca il rock di «Insieme a te sto bene»

Un Lucio Battisti rinnovato "Masters" lucida il repertorio

Altre quarantotto. Sono le canzoni di Lucio Battisti - rimasterizzate in veste inedita, più vicina alle sonorità attuali - che si aggiungono alle sessanta già pubblicate due anni fa e che vanno sotto il titolo di Masters. Il Vol.2 è da oggi nei negozi e mai formula fu più aderente alla realtà: Lucio Battisti, infatti, esiste solo ed esclusivamente in forma fisica mentre continua ad essere un fantasma in rete, dal momento che il suo repertorio non è disponibile su iTunes, né su Spotify, e se qualche teenager illuminato sulla via di Damasco volesse andare su YouTube a vedersi chi fosse questo Battisti potrebbe cliccare solo su una manciata di video di scarsa qualità.

Insomma, la grande musica dell'artista romano è difficile da raggiungere, e in questa occasione speciale passa per il cofanetto in 4 Cd con booklet di quaranta pagine o per la versione in triplo vinile. Nella tracklist spiccano brani meno conosciuti al grande pubblico, anche se l'avvio con Non è Francesca - sembra smentire quanto appena detto: a seguire ecco Insieme a te sto bene, Vento nel vento, Questione di cellule. A lanciare la bottiglia sullo scafo dell'operazione discografica c'erano ieri, negli studi di registrazione Rca in casa Sony, lo storico fonico Gaetano Ria e il fido chitarrista di Lucio, nonché membro della band Formula 3, Alberto Radius. In un intreccio ritmico di aneddoti (e pure qualche sassolino tolto dalla scarpa) la coppia di tante fatiche in studio ha festeggiato il «Battisti come non lo hai mai ascoltato», ricordando l'artista che, nei brani proposti in questa seconda edizione, fu quello che si dedicò anima e corpo alla musica incisa più che suonata dal vivo, «musicista tra musicisti», perfino direttore d'orchestra («senza partitura»). I primi ricordi sono di Gaetano Ria: «Il Battisti da studio era un individuo da saper trattare. Quando si registrava ci dovevano essere solo lui, i musicisti ed io. Doveva avere tutti nel suo campo visivo. Quando mi volle per la prima volta, lui sapeva che avevo l'abitudine di entrare nel merito dei brani, di dire la mia. Così, la prima volta che capitò, fece uscire tutti, mi prese da parte e mi ricordò i ruoli: io potevo dire tutto sui suoni, nulla su come qualcosa dovesse essere suonato. Era fermo ma sempre molto educato, mai visto arrabbiato».

Alberto Radius conferma, con una sola eccezione: «A una mia festa di compleanno, a casa mia: Lucio e Riki Maiocchi dei Camaleonti si beccarono alzando la voce. Per salvare la festa accompagnai Riki alla porta. Ed è vero che per proporre qualcosa dovevi attirare la sua attenzione in modo soft, perché doveva sempre decidere lui».

Altri tempi, oggi i produttori hanno molto più potere. «E altri tempi non solo per questo spiega Ria Oggi i giovani si affidano a disegni ritmici sempre identici, sul quale buttano un diluvio di parole. Il rap di casa nostra è una versione più scadente di quello americano. La lezione di Lucio è che la melodia è quella cosa che ti permette di restare nel tempo. Degli artisti di oggi salvo solo Tiziano Ferro e Marco Mengoni».

Con questa doppia raccolta, la battaglia per rendere più visibile Lucio Battisti si fa meno dura, a dispetto della tante disfide tra Mogol e Grazia Letizia Veronese, vedova Battisti. «Lei ha sempre voluto nascondere l'uomo, ma anche le sue canzoni. Qualche volta aveva ragione, come quando cercava di difendere la tomba di Lucio dall'attenzione non sempre ordinata dei fan». E chissà se esistono, in qualche cassetto, brani inediti. Radius è quasi certo di no: «Tutto ciò che abbiamo suonato spiega - è finito nei dischi, i provini scartati venivano cancellati. Non penso che Grazia abbia qualcosa da parte».

E se gli si chiede quale pezzo di questa seconda raccolta sente più vicino al cuore, il chitarrista di tante incisioni battistiane non ha esitazioni: «Insieme a te sto bene: il brano più rock di Lucio. Anzi, forse di tutta la musica italiana».

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