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"L'urlo e il furore" del divo James Franco? Tutto sul red carpet

La star presenta l'adattamento del romanzo più noto di Faulkner Il vero show è tra il pubblico, dove inizia le riprese del nuovo film

"L'urlo e il furore" del divo James Franco? Tutto sul red carpet

da Venezia

Nel profondo Sud americano che nella guerra di Secessione ha perso la sua anima, decadere è divenuto un modo di vivere e vivere non ha più un perché. Il passato resta mitico, il presente desta orrore e quanto al futuro non c'è salvezza. La fiamma si è spenta, qualche brace ancora sopravvive, ma presto resterà solo la cenere fredda che il vento si incaricherà di disperdere.

La famiglia Compson aveva dato alla contea di Jefferson un governatore e eretto una casa con un grande porticato e tanta terra intorno. Adesso il suo ultimo patriarca, Jason III, avvocato che non ha mai avuto bisogno di esercitare, se ne sta seduto tutto il giorno davanti a una caraffa di whisky e a un mucchio di Orazi e Catulli gualciti. Compone caustiche e satiriche eulogie dei propri concittadini vivi e morti, medita sull'insensatezza del mondo e fa proprio il giudizio del Macbeth shakespeariano per il quale la vita non è altro che il farfugliare di un idiota, piena di rumore e di furore… Ha venduto gli ultimi resti della proprietà perché la figlia Candace possa fare l'elegante matrimonio di cui una Compson ha diritto, e il figlio Quentin andare a Harvard, come ogni Compson maschio si merita. Ma Candace era già incinta di un altro e Quentin, il fratello che colpevolmente la amava, ha scelto il suicidio, annegando con due ferri da stiro nelle mani a fare da zavorra. Rimangono ancora due figli, ma uno, Benjamin, detto Benjy, è un povero minorato e l'altro, Jason junior, ovvero Jason IV, è un erede senza regno né corona, rabbioso e infelice. Odia il padre, che lo lascia povero, odia Candace che lo lascia disonorato, odia Quentin, che da privilegiato sprecò la vita, odia Benjy, che farà castrare per dimostrare che i Compson possono ancora amministrare la legge. Vent'anni dopo, la figlia di Candace, battezzata con il nome di Quentin, il fratello amato e mai dimenticato, deruberà Jason IV di quei soldi lucrati sul senso di colpa materno e così il cerchio definitivamente si chiude, il frutto di quella dannazione che si porta via il denaro che sulla dannazione era stato accumulato…

The Sound and the Fury , L'urlo e il furore, di William Faulkner, è questa cosa qui, torbida e labirintica. Pubblicato nel 1929, nel 1946 il suo autore gli aggiunse un'appendice, da mettere però all'inizio, per meglio chiarirne il senso. Era forse il più sperimentale dei suoi romanzi, scritto con un occhio all'Antico Testamento e l'altro all' Ulisse di Joyce. Il primo capitolo metteva in scena il monologo «muto» di Benjy, il figlio minorato, il frutto più perduto e insieme più innocente dei Compson, non intaccato dal male di vivere perché la vita gli era stata negata…

Nel film omonimo, presentato ieri fuori concorso, James Franco, che ne è il regista, lo sceneggiatore e uno degli interpreti (è lui a prestare corpo e mugolii a Benjy), si è trovato di fronte un compito improbo: «Una scrittura grande e intricata non è facile da adattare per lo schermo. The Sound and the Fury è un modello difficile di letteratura, dove le diverse sezioni del romanzo sono raccontate attraverso la narrativa in prima persona di personaggi che non pensano in modo lineare. Era importante catturarne lo stile e lo spirito e abbiamo cercato delle forme alternative di struttura narrativa».

Trentasette anni, premiato qui a Venezia con il Glory to the Filmaker 2014 di Jaeger-Le Coultre, Franco non è al suo primo viaggio nella letteratura americana: Child of God , alla Mostra lo scorso anno, era un adattamento dall'omonimo romanzo di Cormac McCarty; As I Lay Dying , presentato a Cannes due anni fa, era tratto da un altro libro di Faulkner; Broken Tower era una biografia di Hart Crane; Bukowski , in post-produzione, ripercorre l'infanzia e la gioventù di questo scrittore; il prossimo Zeroville si basa sul romanzo di Steve Ericksen (con riprese iniziate proprio ieri sul red carpet veneziano...).

Questa frequentazione «letteraria» permette a Franco un'agilità mentale che lo mette al riparo dalla reverenza come dall'iconoclastia, e si capisce che dietro c'è non la voglia di stupire, ma un amore per la materia trattata. Resta il fatto che l'oscuro barocchismo faulkneriano di L'urlo e il furore , portato alla luce disperde la sua magia e il suo mistero. Il Benjy del romanzo era un povero idiota pieno di grazia, e Candace, detta Caddy, una presenza-assenza enigmatica, affettuosa e insieme crudele. Qui emergono ahimè i volti, ma scompare la sostanza evocata dalla prosa.

Ciò che resta è un film gelido, ben recitato, ma senz'anima.

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