di Aurelio Picca* Le campane le avevano legate con gli spaghi. E io mi ero vestito da vecchiarella, con la veste ciociara e il corpetto ricamato di rosa, che la nonna di mio fratello Marco, che aveva ottantatré anni, mi riconosceva per una sua amica del paese in montagna, dove, d'estate, tiravo dal muro i sassetti col filo e la scatoletta vuota della vernice per le scarpe.Dunque, avevamo mangiato pesce fritto. Sotto la luce debole. Dentro il freddo. E gli spaghetti di pomodoro. In questa casa a fisarmonica sgangherata. Le stanze, una più alta e una più bassa. La mia lontano, tenuta sbarrata dal buio. E la zia zoppa e signorina aveva scaldato, in padella, la ricotta.I topi avevano distrutto il presepe. All'alba era divorato. E il Bambin Gesù se ne stava carponi, come avesse avuto il male di schiena.Uno dei Re Magi aveva amputato un braccio; l'altro aveva perduto per strada il dono. Il terzo s'era incagliato sotto una tegola dove, in primavera, si infilavano le rondini. Anch'esse disperate e cattive. Il gregge di pecore era stato disperso. Diversi pastorelli sepolti tra la polvere di gesso. E le case di cartone le calpestavo io senza accorgermene. Le montagne erano state crivellate da unghie e denti. Il cielo di carta stellata, strappato.Avevo anche infilato il cardinale in punta all'abete, e l'avevo voltato verso il muro, il cardinale, che era un grosso ditale dorato, per non vedere uno dei tre fori fosforescenti, che era cieco.E ci appendevo il cucù a una fronda dell'albero. Però le lucette non le avevo. S'erano fulminate il Natale passato.I lavacri erano del mattino, il dì che le campane si scioglievano dagli spaghi, e dopo che le lacrime avevano lasciato il piombo ai sogni.La mattina di Natale i topi correvano, gioivano, avevano anch'essi la festa nel sangue.Il Bambin Gesù aveva cambiato posa: se ne stava in mezzo al laghetto di specchi, non provava nemmeno a nuotare.
I topi, approfittando, durante la notte, delle campane legate, avevano sbranato pecore e pastori, ma la Madonna la ritrovavo celeste, al suo posto, col viso scarabocchiato dalla matita di Piero. * rielaborazione del racconto «Il presepe dei topi» (1987)- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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