Alla fine arriva e si siede a parlare. Di tutto. A lungo. Cesare Cremonini se ne sta come un pascià nel suo studio di registrazione, che si chiama Mille Galassie ed è a Casalecchio di Reno a due passi da Bologna. È appena atterrato da Los Angeles ed è pronto a decollare con il suo nuovo disco che si intitola Più che logico . Esperimento nuovo: uscirà il 26 maggio ed è un cofanetto con due cd dal vivo (registrati a Torino) e un minialbum con quattro brani inediti, uno dei quali ( Buon viaggio ) è, come spiega lui, «il mio ritorno alla semplicità, pensate è la prima canzone della mia carriera che fischietto in macchina». Il viaggio cui si riferisce è quello dei 15 nuovi concerti che dal 23 ottobre attraverseranno di nuovo l'Italia alla maniera di Cremonini, con show lunghi ben più di due ore e assai diversi da quelli dello scorso anno: «Ci saranno nuove luci, un nuovo palco e una nuova scaletta», spiega lui prima di iniziare a parlare a ruota libera.
Svincolato dalle solite liturgie promozionali («Vado in tv solo dove non sono uno di quelli che poi avanti un altro», conferma), sereno come può esserlo uno che ha un vulcano nell'animo, Cremonini è un passo avanti rispetto ad altri artisti fermi al solito rito di pubblicare un disco e poi partire in tour. «Vorrei scrivere canzoni che possano diventare singoli e vivere di vita propria. Buon viaggio è il mio 28esimo singolo e ogni volta voglio fare come dice Ligabue, ossia rompere il muro del suono». Perciò i quattro brani inediti «stanno in piedi da soli» e uno di questi, 46 , è l'inno della Vr 46, la squadra di Motogp di Valentino Rossi: «L'ho composta di getto dopo il suo strepitoso secondo posto in Qatar nel 2013», e l'altro è una ballata romantica con un verso che significa molto per gli amanti del brit pop: «È come scegliere tra Blur e Oasis, tra una canzone e una poesia». Però il brano che fa davvero la differenza è Lost in the weekend destinato a divenire un classico del suo repertorio grazie all'eleganza del testo («Andiamo a vivere su Marte oppure a Rimini sul mare») e soprattutto a una costruzione multistrati, con un basso funky e una scansione dei tempi imprevedibile: «Mi ricorda il Vasco degli anni '80 quando voleva andare al massimo: questo brano sarà la colonna sonora della mia tournée autunnale».
Quando parla di musica, Cremonini si esalta e gli si illumina lo sguardo: «Sono stato molto fortunato: il disco con i Lùnapop è stato l'ultimo italiano a sfondare la quota di un milione di dischi venduti e poi ho iniziato a costruire una carriera solista dal vivo proprio mentre il live diventava sempre più importante». Insomma, grazie al mega successo dei Lùnapop ha potuto «avere oltre dieci anni di libertà». Ma ora «non mi sono mai sentito così lontano dai Lùnapop, tanto è vero che dal vivo canto soltanto due brani, 50 special e Qualcosa di grande ».
Per farla breve, è un nuovo Cremonini, così tanto rispettoso della tradizione cantautorale italiana da volerla allargare, ampliare e «portare a livelli competitivi anche all'estero». «Ho trentacinque anni - dice - e mi sento nella vera adolescenza come un campo da coltivare e ho capito che è il momento di iniziare davvero a buttarmi in una direzione». Si è capito quale: la sinergia creativa. «Da anni cerco di fare cose divertenti come registrare brani per il film di Morandi oppure per il Giro d'Italia o per servizi giornalistici di Mentana. Se verrà l'occasione farò anche l'inno del Bologna».
Ma il sogno neppure troppo segreto è intervistare il premier Renzi.
Lo farebbe (anzi lo farà, vedrete) per il Resto del Carlino di cui è stato direttore per un giorno e inizierà con tre domande: «La prima è come fa a gestire la paura di avere in mano i destini di una nazione, poi se consiglierebbe ai suoi figli di trasferirsi all'estero e infine se non è il caso di migliorare gli spazi dove si suona dal vivo in Italia». Ora tocca a Renzi, e vediamo come risponderà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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