"Marco Carta deve essere arrestato", la Procura di Milano fa ricorso contro la mancata convalida del fermo

Marco Carta veniva fermato dalla polizia lo scorso 31 maggio, mentre usciva con una sua amica da "La Rinascente", con una refurtiva di 6 magliette del valore di 1.200 euro

"Marco Carta deve essere arrestato", la Procura di Milano fa ricorso contro la mancata convalida del fermo

Marco Carta è da diversi giorni al centro dell'attenzione mediatica, a seguito del caso di cronaca che lo vede coinvolto in prima persona, insieme ad una sua amica.

Lo scorso 31 maggio il cantante veniva bloccato dalla polizia a Milano, mentre usciva da "La Rinascente" con Fabiana Muscas (53 anni: ndr), per un furto di 6 magliette del valore complessivo di 1.200 euro, a cui gli indagati avevano tolto l'antitaccheggio, ma non la placchetta flessibile che ha suonato all'uscita dello store sito in Piazza Duomo. I due amici erano stati accusati di "furto aggravato" e, dopo una notte trascorsa agli arresti domiciliari, per Marco Carta non è stato convalidato l'arresto.

Il ricorso del pm su Marco Carta

Il giudice Caramellino del Tribunale di Milano ha convalidato l'arresto della donna (la quale al momento del fermo era in possesso della refurtiva: ndr) e non quello dell'ex pupillo di Maria De Filippi, in quanto ha ritenuto, nel suo provvedimento, che gli "elementi di sospetto sono del tutto eterei, inconsistenti" e che la "versione degli imputati non è allo stato attuale scalfita da alcun elemento probatorio contrario". Inoltre, lo stesso giudice ha parlato di «carenza di gravità indiziaria» e di un arresto che «non può ritenersi legittimo» per Carta.

I due amici, coinvolti nell'affaire "La Rinascente", intanto, sono in attesa del processo per direttissima, che si terrà a settembre 2019. Ma il Pubblico Ministero della Procura di Milano, Nicola Rossato, ha fatto ricorso contro la mancata convalida del fermo di Marco Carta, il quale ha recentemente chiarito la sua posizione al talk-show di Barbara d'Urso, "Live: non è la d'Urso", dichiarandosi del tutto innocente: "Io avevo una busta con delle cose pagate, con regolare scontrino. All’uscita gli addetti alla sicurezza ci hanno fermato e abbiamo dovuto seguirli.

Poi ho visto che toglievano delle magliette dalla borsa della mia amica: ero sconcertato, allibito, per me non era possibile. Alla fine ci hanno separato, siamo saliti su due macchine della polizia e ci hanno portato in cella”.

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