Cultura e Spettacoli

"La mia gigantessa è una donna di potere. Troppo per il mondo"

In "Matrix" l'autrice si è ispirata alla medievale Marie de France: "Era anomala e brillante"

"La mia gigantessa è una donna di potere. Troppo per il mondo"

Mano a mano che ci si addentra nella lettura di Matrix (Bompiani, pagg. 272, euro 18, traduzione di Tommaso Pincio), l'ultimo romanzo di Lauren Groff - autrice tra l'altro di Fato e furia e Florida (entrambi Bompiani) - si ha la netta sensazione che il conflitto sia tra violazione e protezione, barbarie e progresso, dominante e dominato. Ma presto si capisce che Marie de France - badessa protagonista di questa storia che inizia nel 1158 in Inghilterra, quando l'adolescente Marie, sgradevole, dalla voce mascolina, «gigantessa» figlia di uno stupro, viene bandita dalla corte - è tutt'altro che un'eroina. Pertanto ai conflitti della trama è impedito di tracciare linee rette tra bene e male.

L'aggancio del libro è storico, ma la Groff, classe 1978, nata nello Stato di New York e oggi di casa in Florida, non si perita troppo qui di azzeccare biografie e date o di ricostruire filologie perdute (peraltro la vera Marie de France conserva a tutt'oggi un'identità storica solo probabile). Bensì di trovare un vessillo che conduca il lettore attraverso l'ascesa al potere di una donna. Laddove per potere non si intende solo il governo del convento raggiunto in quasi mezzo secolo da Marie, ma la creazione di una cittadella ideale, dove le donne possano sviluppare cultura e valori «liberamente».

Che cos'è questo libro?

«La reinvenzione della vita di Marie de France, poetessa, ai fini di gettare una luce sul mondo contemporaneo. Tengo a sottolineare che questa non è in alcun modo una biografia di Marie, ma un modo per parlare del potere femminile».

Perché Marie allora?

«Ho cercato in questo personaggio tutto quello che mi sembrava eco di una forma autoriale forte. Lei era troppo per il mondo, persino troppo per il mondo di oggi: una personalità gigante nel corpo e nel pensiero. Della vera Marie sappiamo poco, perché delle donne, se non erano mogli, figlie o sorelle dei re, non si parlava. Ma se la si legge (in Italia è pubblicata tra gli altri da Carocci, con i Lais e Favole) dà il senso di una persona particolare: strana, brillante, produce testi ricchissimi di informazioni profonde. Questo dice quanto doveva essere misteriosa e forte nel corpo. Fu la prima donna a scrivere poesia in francese. Un francese anglicizzato».

E lei molto ama e studia la poesia.

«Sono arrivata alla narrativa attraverso la poesia. Sono stata un poeta in segreto per tanto tempo. Quando avevo dodici anni un amico mi diede un libro di Emily Dickinson e io da quel momento volevo solo replicarla. Ero patologicamente timida, da piccola, facevo fatica a parlare agli estranei e il mondo della letteratura era quello in cui mi sentivo a mio agio e in cui potevo creare qualcosa di nuovo. Amo la poesia, la poesia formale, la sperimentazione. Purtroppo la poesia non mi ama quanto io amo lei».

Da che cosa lo ha capito?

«Dalla resistenza. Ma non la resistenza produttiva che incontro quando scrivo romanzi, quando sento che le cose sono lì e devo solo tirarle fuori. Con la poesia ad un certo punto ho capito che non avrei mai potuto fare con le parole ciò che volevo».

Ora è arrivata ad una delle forme di romanzo più complesse, il romanzo storico.

«Ogni romanzo è storico, perché incarna un'epoca, fosse anche il presente. Forse lo dico perché nella letteratura americana il romanzo storico ha avuto per molto tempo una pessima reputazione, forse data da quello che ne scrisse Henry James. Ne segue una demonizzazione che ci ha fatto scordare che Guerra e pace o Assalonne, Assalonne! sono romanzi storici. Senza contare che romanzi storici in America sono anche i romanzi d'amore con i tipi a petto nudo in copertina, eroi della vicenda».

Lei non gradisce gli eroi.

«Non ci credo. Non credo che una persona salvi tutti gli altri. Credo che ci siano piccole cose che ciascuno di noi può fare tutti i giorni, dando il suo piccolo contributo a chi ne ha bisogno. Questo è un modo per cambiare il mondo».

Matrix in effetti potrebbe anche essere una distopia.

«La stessa parola utopia include anche il senso di distopia, quindi può essere».

Quel che è certo è che Marie è molto umana. Anche nel sesso. Tema su cui lei combatte una particolarissima battaglia letteraria.

«Specie nel mio Paese c'è in questo momento una rinascita della pruderie e del puritanesimo verso il corpo. Il sesso è una parte fondamentale della vita di ognuno e negarlo significa negare una parte della nostra umanità. Ma molti scrittori hanno paura ad affrontarlo nei loro romanzi».

Forse temono il ridicolo.

«Preferisco provare a descrivere il sesso in letteratura e fallire, che fare come se non esistesse».

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