Il Ministero della Verità? È pronto a essere... vero

In un racconto di Danielle Evans si parla dell'Ufficio di Correzione della Storia. Che in Spagna esiste già...

Il Ministero della Verità?  È pronto a essere... vero

Siete una giovane Phd in Storia ma l'Accademia, ormai senza soldi né posti, vi snobba? Niente paura, potete trovare un impiego dignitoso presso l'Ufficio della Correzione Storica, dove potrete controllare che tutti seguano la Storia Corretta e sarete in grado di redarguire prima, di sanzionare poi, chi dovesse sfuggire a questa Correzione. L'Istituto (per ora) non esiste ancora, se non nella fantasia, molto efficace, di Danielle Evans, autrice di The Office of Historical Corrections. A Novella and Stories (edito da Picador), una tra le più promettenti scrittrici afroamericane.

Ognuno dei racconti, in diverso modo, ruota attorno alla questione della identità di genere e di razza e di come queste si collochino all'interno della storia, con le sue narrazioni e contro-narrazioni. La protagonista del racconto principale si chiama Cassie, non a caso, ma in luogo di antevedere il futuro, la funzionaria dell'Ufficio della Correzione Storica è impegnata a correggere il passato. Naturalmente, a darne la «giusta» lettura, quella imposta dal governo che, sull'onda delle «ultime elezioni», ha portato il Paese verso un futuro luminoso. Il nuovo governo americano ha appunto deciso di creare questo istituto, ovviamente per «riconciliare il paese» e per riparare ai torti. Il libro è stato dato alle stampe alla fine dello scorso anno, quindi Danielle Evans non poteva sapere chi avrebbe vinto: ma la sua descrizione è perfettamente in linea con il clima degli Usa di Biden, dove la verità storica da imporre è quella che vuole l'America dei fondatori una nazione per secoli vissuta nello schiavismo e nella soppressione dei diritti degli afroamericani. È questa la nuova verità storica che la protagonista Cassie deve vagliare, verificando che tutti, persino i pasticcieri sulle decorazioni dei loro dolci, la rispettino.

Ovviamente nel corso del racconto l'entusiasmo iniziale della giovane studiosa afroamericana di sinistra si spegne di fronte ai casi concreti, e in particolare a uno di razzismo avvenuto molti decenni prima: all'atto della indagine vera e propria, Cassie si accorgerà che la storia non può essere uno scontro tra Bene e Male e che in ogni caso è sempre molto difficile correggerla. Si dirà, è un racconto, è fiction. Senz'altro. Solo che qualcosa di molto simile all'Istituto raccontato da Evans sta nascendo davvero, e non lontanissimo (culturalmente) da noi, in Spagna. Ne parla Stanley Payne, uno dei massimi studiosi della Spagna contemporanea, docente all'Università di Madison nel Wisconsin, nel numero di maggio dell'importante mensile cattolico conservatore statunitense First Things. Il governo Sánchez ha infatti appena varato una Legge della Memoria Storica e Democratica, che fissa i criteri della corretta interpretazione della storia spagnola, soprattutto quella del Novecento, e sanziona civilmente e penalmente chiunque sostenga affermazioni contrarie a quest'interpretazione. Sembra di essere nell'Oceania di 1984, invece siamo a Madrid. Ovviamente il socialista Sánchez e i neo comunisti di Podemos suoi alleati non hanno alcun interesse al dibattito storico e neppure alle «lezioni della storia», invece ben presenti alla vecchia sinistra marxista, che era storicista. No, la nuova sinistra, scrive Payne, vive nell'eterno presente della Correttezza Politica dei Valori e dei Diritti e in base a quelli, già discutibili, del presente, giudica e corregge la storia. Ovviamente l'obiettivo è anche politico politicante: delegittimare la destra, sia il Pp che Vox, considerandoli eredi del franchismo e magari perseguendo i loro esponenti, colpevoli di un'interpretazione storica non corretta.

Giustamente Payne scrive che una legge del genere non esiste in nessun Paese democratico al mondo, e ricorda molto il divieto esistente in Turchia (da prima di Erdogan) di studiare il genocidio armeno, anzi di chiamarlo cosi.

Tutto questo è anche frutto della prevalenza della memoria sulla storia: l'infausta egemonia della prima, che è qualcosa sempre di contemporaneo, di manipolato, e in buona sostanza di falso, sta uccidendo la storia, che è invece sempre complessa e difficile.

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