Ensi è un tipo tosto. Tutta gavetta e passione. Dopo quasi quindici anni in giro per l'Italia pubblica il suo primo cd con una grande etichetta, la Warner, e con un grande titolo: Rock steady . «L'ho scelto perché è la perfetta definizione del mio rap e delle mie convinzioni: solide come una pietra». Nel mare nostrum del rap italiano, Ensi (che si chiama Jari Vella ed è nato nel 1985 vicino a Torino) è uno di quelli duri e puri. E' uno dei freestyler più efficaci, parla che sembra una mitragliatrice e non ha dubbi sul suo futuro: «Anche tra quarant'anni sarò fedele a questa musica», ha detto presentando le nuove canzoni. Non sarà un rapper da alta classifica, ma è un rapper da tener d'occhio.
Forse, caro Ensi, la sua fama dipende soprattutto dalla popolarità del rap in questo momento.
«Ma il rap non passerà mai di moda perché sa reinventarsi, a differenza del rock».
Scusi ma quale tipo di rap le piace?
«Quello che parla alle persone e non si fa troppe pippe».
Nel disco c'è un brano che si intitola Rocky e Adriana .
«Una sera io e la mia fidanzata (che non l'aveva mai visto) ci siamo seduti a guardare il primo Rocky . Quando ha visto Rocky e Adriana, ha detto d'istinto: loro sono come noi».
Nel rap tutti sognano al massimo di essere come Jay Z e Beyoncé.
«Io sono cresciuto in periferia con la giacca di pelle e i sogni in tasca proprio come Rocky. E tra boxe e rap c'è un parallellismo ben più profondo di quel che si crede. Perciò ho scritto questa canzone».
Anche tra rap e canzone popolare il confronto è sempre più stretto.
«Vero. Noi rapper ormai siamo pop perché siamo popolari. E parliamo la lingua dei ragazzi. Prendete i nuovi cantautori: Zibba scrive grandi pezzi. Ma con un modo di esprimersi non più rappresentativo».
A proposito di differenze, lei non ha sfruttato i cosiddetti «featuring» altisonanti. In Rock steady collaborano «solo» Benifei dei Casino Royale, la grande Y'akoto e Andrea D'Alessio.
«Ma se proprio dovessi scegliere, vorrei fare una canzone con Marracash».
Il 23 settembre al Forum c'è il
sesto Hip Hop Party.«È un evento che rende bene l'idea di che cosa sia diventato il rap. Al primo Hip Hop Party l'Alcatraz era semivuoto. Ora, se tanto mi dà tanto, il prossimo anno potremmo pure riempire San Siro».
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