Le Miss "di sinistra"? Non se le fila nessuno

Male gli ascolti del concorso di bellezza vinto dalla siciliana Giulia Arena Insuccesso annunciato: il pubblico radical chic non poteva apprezzare...

Le Miss "di sinistra"? Non se le fila nessuno

Ha un tatuaggio sopra il cuore la nuova Miss Italia, Giulia Arena, dicianovenne di Messina. Siciliana atipica con capelli castani e occhi verdi, nel ballottaggio finale ha superato Fabiola Speziale, anche lei sicula, ma più mediterranea. Quel tatuaggio dal ventiseiesimo canto dell'Inferno («Fatti non foste a viver come bruti...») disegnato sopra il cuore deve aver fatto breccia tra i televotanti di La7. Pochini per la verità, visto che l'atteso evento andato in onda fuori stagione da Jesolo dopo un mare di polemiche è rimasto sotto il milione di spettatori con uno share del 5,51 per cento. Era impresa difficile far piacere al pubblico left oriented di La7 il concorso di bellezza sul quale erano caduti gli strali del presidente della Camera Laura Boldrini, attesa invano per tutta la sera. Miss Italia «non manipola le donne, non le fa sentire oggetto», ha scandito la vincitrice dopo l'incoronazione. I dirigenti del canale di Urbano Cairo hanno già annunciato che «Miss Italia andrà in onda su La7 anche nel 2014, visti i dati di ascolto molto positivi». Il direttore Paolo Ruffini motiva la sua soddisfazione parlando di pubblico «giovane e istruito» e di «ottimi riscontri tra le donne». Questione di valutazioni.

L'evento che aveva diviso tra favorevoli e contrari i volti noti della rete, è rimasto ben al di sotto della media dello show di Crozza, sfiorando la metà dello share di una normale puntata di Servizio pubblico. Una vocazione editoriale non s'improvvisa in pochi giorni. Anche se Ruffini vuol modificarla in corsa. Una tv generalista «ha nel suo dna la volontà di fare eventi o di riprendere eventi che hanno valenza televisiva. Miss Italia è evento nazionalpopolare nel senso più nobile dell'espressione. Averlo vuol dire perseguire questo obiettivo e costruirlo». Strada in salita, però. Quando si tratta di comunicazione, la cornice e l'abitudine all'ascolto sono tutto.

Faceva uno strano effetto vedere sfilare queste belle figliole in succinto abitino di latex sulla rete di Lilli Gruber e Enrico Mentana. Oddio, abbiamo sbagliato tasto? Poi no, scorgendo in giuria, tra Caterina Murino e Massimo Lopez, Rita Dalla Chiesa, in attesa di partire su La7 col nuovo programma, e Salvo Sottile, conduttore sulla stessa rete di Linea gialla, abbiamo capito che era tutto vero. La conferma ulteriore è venuta dall'affanno con cui Massimo Ghini gestiva la scaletta di ospiti e ballerini di breakdance. Una serata preparata in pochi giorni, con conduttori per la prima volta al timone di uno show così impegnativo, non poteva che risultare farraginosa. Cesare Bocci ce l'ha messa tutta per sdrammatizzare una certa approssimazione. L'ex miss Francesca Chillemi era costretta a leggere su un notes generalità e numeri delle concorrenti, inanellando papere e gaffe. Alessandro Siani ha monologato sulla falsa riga del togliete tutto, «finanziamenti ai partiti, tasse alle imprese, questa legge elettorale, ma non i sogni di queste ragazze». Si possono apprezzare impegno e buona volontà. Ma in questi casi la forma è sostanza.

Come un derby di calcio non si può giocare in uno stadio di periferia senza imbattersi in sorprese, anche Miss Italia ha liturgie consolidate. Rivisitarla in chiave radical chic è una quadratura del cerchio che può riuscire solo a qualche vecchia volpe del varietà. Forse.

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