Daniele Abbiati«Occorre non considerare i carnefici belve disumane, ma uomini e donne che abdicarono alla propria umanità a favore di concezioni distorte, di un cieco bisogno economico e di uno spaventoso conformismo». Ha ragione, Clifford Irving. L'etichetta di «belva disumana» appiccicata ai colpevoli (più o meno diretti) dell'Olocausto alla lunga ha finito per essere quasi giustificazionista, per regalare, oltre alle attenuanti generiche, una sorta di incapacità di intendere e di volere, confinando i responsabili nel limbo del sub-umano, dell'irrazionale, quindi del non colpevole. La «Nota dell'autore» Irving è posta in calce al suo romanzo L'angelo del campo, da ieri nelle edicole in abbinata facoltativa con il Giornale al prezzo di 8,50 euro oltre al costo del quotidiano (pagg. 314, traduzione di Federica Oddera). «Concezioni distorte», «cieco bisogno economico» e «spaventoso conformismo» sono esattamente i capi d'accusa che inchiodano i colpevoli in questo libro dove la struttura tipica del giallo e del thriller sostiene una narrazione valevole anche (e forse soprattutto) come documento storico.Siamo nel gennaio del 1943 quando il capitano Paul Bach, stimatissimo ispettore della polizia criminale di Berlino, giunge nel campo di sterminio polacco di Zinoswicz-Zdroj, immaginario ma in tutto simile a quelli di Chelmno, Sobibor e Treblinka. Nel lager, oltre agli orrori che la Gestapo considera lodevoli attività di ordinaria amministrazione, si sono infatti verificate tre morti misteriose, non riconducibili (o forse sì...) all'apparato distruttivo nazista. Le vittime sono «un paio di ebrei di una certa importanza e un ufficiale polacco delle SS». Occorre far luce onde lasciar galleggiare una patina di giustizia sopra la melma del genocidio. Più che un eroe della Germaia hitleriana, Bach si sente un sopravvissuto, al quale la morte della moglie sotto un bombardamento e di un braccio durante la campagna di Russia hanno tolto la convinzione nella sacralità del Terzo Reich e nel ruolo messianico del Führer. Le sue religioni, adesso, sono l'amore per i figli e per il suo lavoro.La chiave del caso paiono essere alcuni biglietti lasciati nelle baracche degli internati.
Quei messaggi sono scritti in ebraico o in yiddish, e a tradurre il primo è chiamato il rabbino addetto al recupero dell'oro... Ben presto si materializza sul campo il fantasma di un Angelo sterminatore. Segno di rivolta o della fiducia in un'altra giustizia?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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