La mistica Lupita interpreta Maz, una specie di Gollum «Ho dovuto recitare infilata in una tuta e ricoperta di sensori»

Cinzia RomaniLa regina nera d'America, la donna più bella del mondo per People, è arrivata all'Oscar dal nulla (12 anni schiavo) e ora spicca tra i giovani protagonisti del settimo Star Wars. Lupita Nyong'o, attrice e regista d'origine kenyota - stessa etnia Luo di papà Obama - classe 1983 è il nome più famoso tra le new entry: interpreta Maz Kanata, ex-piratessa vissuta oltre mille anni. Maz è un'aliena saggia, devota al misticismo. E recita immersa tra sensori e led luminosi, per catturare il movimento in stile Gollum. Come è entrata nel cast?«Ero in vacanza in Marocco, l'anno scorso: J.J. m'ha spedito la sceneggiatura di Star Wars e ho accettato. L'idea di costruire un personaggio in motion-capture mi affascinava».Conosceva già la tecnica della «motion-capture»?«Prima di entrare nella tuta con i sensori, sapevo di Andy Serkis che ha reso iconico Gollum: nulla di più. Avevo visto Il Signore degli Anelli, ma ignoravo che avrei avuto la faccia invasa da sensori luminosi. Dietro il mio personaggio, c'è il lavoro d'una marea di persone».La tipica giornata di lavoro sul set di Star Wars?«Cominciava col trucco, cioè con l'applicazione dei sensori: ne avevo 149 solo sul viso. Per applicarli, ogni mattina ci voleva un'ora circa: a seconda di quanto collaborava... la colla! Poi, indossavo la tuta grigia, con triangolini in velcro dappertutto... parevo una mappa stradale con segnali ovunque. Quindi, mi piazzavano una telecamera sulla testa, mentre quattro camere esterne riflettevano sul mio viso un anello di LED luminosi, per catturare ogni smorfia: negli occhi, Maz ha strumenti di magia. E finalmente, ciak!»Da ragazzina, era fan di Star Wars?«Sono cresciuta guardandolo in tv, durante le vacanze: in Kenya lo guardavano tutti, ma non sapevo che tipo di fenomeno fosse. In particolare, amavo R2-D2 e C-3P0. Non che fossi una fanatica, ma Star Wars faceva parte della mia vita.

Poi ho capito che negli USA era un riferimento culturale».L'ha aiutata Andy Serkis?«Mi è stato di grande supporto. Non avendo la possibilità di vedere il mio avatar o gli effetti dei miei movimenti, m'ha consigliato di entrare nel personaggio».

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