L'affare si ingrossa, e da giochino pecoreccio si trasforma in polemica estiva che finisce per coinvolgere i massimi sistemi del politicamente corretto. Anzi sono state ventilate quelle che sono le peggiori accuse possibili (se si esclude l'omofobia) presso la corte permanente che vigila sulla gender equality: misoginia e sessismo.
Ma partiamo dai fatti. Il cantante Robin Thicke, con la collaborazione di due dei ragazzi cattivi del rap, T.I. e il produttore-cantante Pharrell, ha pubblicato un album intitolato Blurred Lines (uscito a marzo). Il singolo che dà il nome al disco ora spopola in televisione e sul web, stravince nelle classifiche a stelle e strisce. Non è tutto merito del ritmetto orecchiabile che difficilmente resterà nella storia della musica ma che funziona (i più cattivi dicono che è rubacchiato da un classico di Marvin Gaye). C'è l'inevitabile coté di ragazze scosciate e strusciacchianti che ha fatto la fortuna di tanti pezzi rap ma non solo. E questa volta, come spesso capita, il regista e i produttori (Pharrell è un genio nel trasformare canzonette in contante frusciante) hanno deciso di alzare decisamente l'asticella. Le signorine nella versione più hard sono in topless e indossano solo dei mutandoni color carne che dovrebbero accelerare a palla l'ormone del maschio medio (ma in realtà sono esteticamente così brutti che l'effetto potrebbe essere il contrario). Non bastasse le signorine (quasi) ignude, vengono inseguite con allegoriche siringhe giganti per fargli dei punturoni nel sedere, oppure sottoposte ad altri scherzoni a cui il pubblico italiano è vacinato dai tempi di Giovannona Coscialunga. A questo però va aggiunto anche un testo che pur nella bulimia di contumelie del panorama rap brilla per volgarità gratuita (o meglio per volgarità che crea scandalo e quindi rende). Il culmine si raggiunge con un «I'll give you something big enough to tear your ass in two» (ci perdonerete se evitiamo la traduzione letterale).
In condizioni normali tutta roba liquidabile cliccando su un'altra pagina web o cambiando canale. Però ovviamente per ogni rapper cattivo c'è un poliedrico musicista-dj socialmente impegnato come Moby che si inalbera. E così ora che non val più la pena di litigare con Eminem (Moby lo accusava di essere addirittura un sanguinario perché i suoi brani «hanno dei testi che parlano di uccidere e brutalizzare donne e gay») si è trovato un altro bersaglio. Così in una video intervista a New York: «Magari sarà perché sono stato cresciuto da femministe hippy progressiste, ma io non esco con ragazzi di mezza età in giacca e cravatta smaniosi di donne nude». E ancora: «sconcertante per me vedere come la misoginia sia tornata in modo prepotente nella cultura pop. Non che sia mai sparita del tutto, in realtà, ma sembrava che negli anni '70 e '80 non fosse più accettata... Poi è successo qualcosa negli anni '90...».
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