Morricone ci ha insegnato a suonare italiano

Ha inventato un genere premiato fin troppo tardi

Morricone ci ha insegnato a suonare italiano

Sono felicissimo, è una grande gioia per me che abbiano consegnato a Morricone l’Oscar alla carriera. Un riconoscimento dovuto ad uno dei nomi d’eccellenza della musica e della cultura italiana in giro per il mondo. La prova? Io sono in Cina, a Shanghai, dove ho chiuso ieri la tournée dell’orchestra Italiana; i cinesi impazziscono per la nostra musica melodica, per il jazz e proprio qui ho scoperto che c’è un vasto pubblico che conosce bene ed apprezza le opere del maestro Morricone. Insommaanche in Cina si parla di quella statuetta che dà lustro all’Italia musicale. Come potrebbe essere altrimenti? Le sue composizioni sono sinfonie moderne, capolavori della musica contemporanea. È giusto dargli un premio alla carriera; come si potrebbe scegliere tra una delle indimenticabili colonne sonore che ha composto? C’era una volta il West, Per un pugno di dollari, Giù la testa, Il buono il brutto il cattivo sono scolpite nella mente di tutti, contribuendo a creare il clima perfetto per le scene di Sergio Leone. Se fossi obbligato a votare una sola delle sue colonne sonore punterei su quella di C’era una volta in America, una composizione mutevole e ricca di chiaroscuri che ha contribuito a rendere immortale una pellicola già di per sé magnifica. Non a caso il tema è stato riaggiornato da Quincy Jones e interpretato da Celine Dion nell’album-tributo a Morricone cui hanno preso parte artisti di generi diversi come Pavarotti, Sting, Sarah Brightman, persino i rockettari Metallica gli hanno reso omaggio in quel cd. Io, il Maestro, lo seguo da quando faceva gli arrangiamenti delle «canzonette», ed anche allora ha dimostrato tutta la sua originalità e sapienza nell’arte delle sette note. Negli anni Sessanta ha inventato un modo di colorire i brani di musica leggera con un gusto ed una fantasia mai visti prima. Basti pensare a come è costruita Sapore di sale, con quella melodia dolce ma al tempo stesso ritmata, e l’assolo del sensuale sassofono di Gato Barbieri che è diventato un must. E lo stesso discorso vale per moltissimi motivi di successo. L’altro grande pregio di Morricone - non smetterò mai di sottolinearlo - sta nel fatto che è diventato famoso nel mondo con un sound che rispecchia il gusto italiano. Ennio Morricone è Ennio Morricone: parte dalle nostre radici e mischia classica, sinfonica, avanguardia, jazz, folk, pop in un linguaggio personale che poi tutti hanno imitato. Non copia e non ha mai copiato gli artisti americani come fanno tutti. Del resto il blues e il jazz arrivano dall’America; il rock dall’America e dall’Inghilterra, quindi è naturale che da noi si rivolgano occhi ed orecchie a quel mercato. Ma Ennio Morricone no. La sua musica è una sintesi. Lui ha la cultura e la sensibilità per seguire una strada personale e difficilmente imitabile. Anche se in molti ci hanno provato. Ma lui è un artista geniale e completo; l’anno scorso ad esempio ha diretto e portato in tournée l’orchestra Filarmonica della Scala e pochi giorni fa ha avuto un successo strepitoso negli Stati Uniti, esibendosi anche all’Onu con un repertorio imponente che ha strappato applausi a scena aperta.

Le sue musiche sono colte e complesse ma la gente le fischietta tra i denti per la strada. Un artista di grande cultura capace di fare cassetta con estrema semplicità. Da questa magica alchimia nasce la sua forza: come fare a non dargli l’Oscar? Finalmente si sono decisi

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