«Non furono in alcun modo anni di piombo, furono semmai anni di pongo» ha raccontato Roberto Freak Antoni ricordando il 1977 che fu per i suoi Skiantos l'anno del primo disco, di nome e di fatto Inascoltable. L'analisi storica era piuttosto carente: gli anni Settanta rimangono un periodo cupo della storia italiana, ma come dichiarazione di intenti, di poetica se vogliamo, ci siamo. Gli Skiantos, inventori del rock demenziale, sono stati un soffio di noncuranza ideologica e libertà creativa, capaci di trasformare lo slogan studentesco «Una risata vi seppellirà» in un definitivo «Un risotto vi seppellirà».
Capaci di autosatira nel brano Sono un ribelle mamma (quanti portatori più o meno sani di eskimo e polacchini si saranno sentiti presi in giro?), latori di nonsense post-punk in Karabigniere Blues e di menefoutisme verso il pubblico nelle strofe «Largo all'avanguardia/ pubblico di m...» gli Skiantos furono, come ogni vero satiro, non etichettabili. E così lui, Freak, che è morto ieri a 59 anni. Inclassificabile. Amico fraterno del genio Andrea Pazienza, stimato da teste importanti che hanno avuto soldi e successo, Roberto-Freak ha monetizzato poco: ha continuato a fare le sue serate nei locali fino al 2012. Poca tv (ricordiamo Colorado Cafè in cui gli Skiantos erano la house band, ma solo nel 2004-2005, poi le spese furono ridotte e la band saltò), poche ospitate.
Un esempio quasi unico di nome leggendario che nel mainstream non ha mai sfondato: troppo strano (appunto: Freak), troppo depresso, troppo allergico alla seriosità, troppo annoiato dalle rendite di posizione, Freak Antoni si è sempre ritenuto un dilettante. Ha detto in un'intervista: «Dilettante vuol dire persona che si diletta, che scopre ogni volta quello che fa come se fosse la prima volta. Non mi riconosco nei panni del professionista con la P maiuscola». E la sua musica con gli Skiantos era esattamente così: avanguardia preterintenzionale, punk d'avanspettacolo, e per questo genuino. E anche i suoi libri erano così, si veda il bellissimo Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti (Feltrinelli).
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