Morto Quarantotto, talento della canzone. Firmò «Con te partirò» per Andrea Bocelli

Morto Quarantotto, talento della canzone. Firmò «Con te partirò» per Andrea Bocelli

In quel volo, quel maledetto e lancinante volo che l'altro giorno gli ha fermato la vita, Lucio Quarantotto si sarà forse sentito più leggero. La leggerezza della liberazione. Con te partirò, dal titolo della sua canzone più famosa. L'uomo che si è affacciato d'improvviso alla finestra del terzo piano, lanciandosi subito giù davanti alla mamma disperata, aveva le piaghe della depressione e la forsennata propensione all'oscurità, quantomeno alla penombra, insomma alla negazione dell'apparenza. Lucio Quarantotto soprattutto scriveva. Scriveva testi. Era un compositore, qualche volta cantautore, spesso solo paroliere che brillava nel buio della musica leggera italiana. Cinquantacinque anni. Nato e vissuto e morto a Mestre in via Cecchini. Al suo esordio, nel 1982 con l'album Di mattina molto presto, era stato salutato dal Premio Tenco in quanto «voce tagliente e feroce come poche altre in Italia».

Come spesso accade, la cattiveria è l'ultimo grido d'aiuto dell'anima prima di concedersi alla depressione. Difatti Quarantotto rimane feroce anche nel successivo Ehi là, pubblicato nel 1986 con, come ha scritto Roberto Roversi, quei «testi scavati fino all'osso, sempre detti-cantati con magica lentezza, addirittura con cautela, per la preoccupazione di far arrivare parola dietro parola». Lui, il cantautore cattivo, non si fa vedere, non va in tv, non concede interviste. Preferisce starsene in disparte. Come si sa, il pubblico non è curioso e non ha la calamita della sensibilità. Se non ti si vede, non esisti. Perciò questo veneto fragile scivolò lentamente verso l'autorato, chiamato a voce alta da tanti intenditori come Franco Battiato. Per lui scrisse pezzi quattro brani di un mini lp.

A Caterina Caselli offrì E se questa fosse l'ultima giusto poco prima di presentare il suo disco L'ultima nuvola sui cieli d'Italia al Tenco del 1990. Da allora Quarantotto ha avuto successi planetari, come Con te partirò (scritta per Andrea Bocelli con Canto della terra), soddisfazioni di nicchia (ha cofirmato Amarti sì di Filippa Giordano al Festival 2002) e conferme da cantante (duetta con i Marlene Kuntz ne I templi indù). Lo ha cercato Morricone per affidargli il compito difficilissimo di tradurre in poesia alcune armonie. E Martinelli volle le sue parole nel brano più commovente del film Vajont, Proteggimi. Quarantotto non si è più protetto.

Due anni fa tentò di togliersi la vita e fu salvato dalla figlia e dalla sorella. E l'altro giorno lo scatto suicida, giusto poco tempo dopo aver parlato alla Caselli di un album da incidere con Francesco Sartori e ormai rinchiuso per sempre nel vuoto lancinante di quell'ultimo volo.

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