Cultura e Spettacoli

Morto Sermonti, il genetista che contestava il darwinismo

Matteo Sacchi

Uno scienziato atipico Giuseppe Sermonti, morto - a 93 anni- nella notte tra sabato e domenica, e i cui funerali si sono svolti ieri a Roma. Biologo e genetista, è stato lo scopritore di quella che è stata volgarizzata come la «vita di coppia dei batteri». Detto così può far ridere. In realtà Sermonti ha scoperto, nel 1954, la ricombinazione genetica parasessuale nel Penicillium e nello Streptomyces. Scoperta fondamentale per la produzione di antibiotici con metodo industriale. Ecco perché Sermonti è riconosciuto come uno dei padri delle biotecnologie. Questo spiega l'enorme numero di incarichi accademici ricoperti: docente universitario dal 1964 di Genetica a Camerino, poi a Palermo e Perugia, dove, dal 1974 al 1986, ha diretto l'Istituto di Genetica.

Eppure Sermonti - sì come avrete intuito era anche fratello del famoso dantista Vittorio (molto di sinistra) e dello storico Rutilio (molto di destra) - è stato uno scienziato controcorrente. Ecco perché non avete visto comparire sui giornali nazionali la solita fioritura di necrologi, dedicati in quantità anche a personaggi di minor caratura. A partire dal 1976 infatti Sermonti ha iniziato a sviluppare una linea di pensiero critico verso il darwinismo classico, nota sotto il nome di devoluzionismo. Molto contestata a livello scientifico, ipotizza che l'evoluzione possa anche invertire la sua marcia e che, nello specifico, le scimmie attuali siano una linea de-evolutiva della specie homo. Ovviamente su questa idea fortemente di minoranza il dibattito è divampato e ha visto Sermonti ampiamente perdente. Ma in realtà la riflessione di Sermonti era una riflessione più generale sui limiti della scienza che lui avrebbe voluto condurre su un percorso antimeccanico e antiriduzionista. Diceva Sermonti: «Tutti i manuali per le scuole partono dalla convinzione che la scienza sia in grado di dare una risposta a tutti i problemi. In tal modo si nega o si nasconde che la scienza si aggira nel mistero e che ogni sua scoperta apre un nuovo mistero».

Idea che Sermonti ha raccontato in diverse opere al confine tra scienza e letteratura come Il crepuscolo dello scientismo (Rusconi, 1971) e La mela di Adamo e la mela di Newton (Rusconi, 1974).

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