Lo scrittore slovacco Pavel Vilikovsky, considerato l'autore più significativo della prosa postmoderna del suo Paese, avendo determinato con i suoi romanzi un punto di svolta per la letteratura slovacca contemporanea, è morto a Bratislava all'età di 78 anni. Nelle sue opere Vilikovsky ha descritto i sentimenti e le aspirazioni della generazione del dopoguerra, soffermandosi spesso sul concetto di «slovacchità», cioè sull'identità di un popolo stanziato nel cuore geografico d'Europa e da sempre costretto a fare i conti con l'invadenza delle culture limitrofe. Autore ironico, sarcastico e grottesco, ha offerto una rivisitazione critica dei precetti del nazionalismo centreuropeo e del sistema socialista con i romanzi «È sempre verde...» (Anfora, 2013) e «Il cavallo per le scale» (Forum Edizioni, 2010). In italiano è uscito anche «Il Casanova slovacco e altro kitsch» (Anfora, 2007, scritto con Lajos Grendel) che propone personaggi minimalisti in uno scenario tra la pressione sovietica e il nuovo mondo. Vilikovsky enuncia le assurdità del regime totalitario di un mondo logoro e corrotto. Nato a Paludzka il 27 giugno 1941, Vilikovsky è stato scrittore, saggista, traduttore dall'inglese e redattore di importanti riviste letterarie.
Ha iniziato a pubblicare regolarmente nel 1989, al crollo del regime comunista, dopo che in precedenza era stato più volte censurato. Non sono stati ancora tradotti in italiano i romanzi «L'ultimo cavallo di Pompei» (2001), «Le confessioni di un amante ingenuo» (2004) e «Autobiografia del male».
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