«Ho il cattivo gusto di seguire le mie idee, invece che adottare quelle degli altri». Così scriveva Camille Saint-Saëns, decano dei musicisti di Francia fra le due guerre mondiali, a Jaques Rouché, leggendario Direttore dell'Opéra di Parigi e poi Amministratore generale della Riunione dei teatri lirici nazionali dal 1914 al 1945. L'epistolario, pubblicato da Actes Sud nel 2016, a cura di Marie-Gabrielle Soret, fa parte delle pubblicazioni patrocinate dal Palazzetto Bru Zane di Venezia che riportano luce su un' artista che ha segnato un'epoca e per decenni quasi impronunziabile. La sua autorità è testimoniata dalla silloge, Lettere di compositori a Camille Saint-Saëns, con note di Eurydice Jousse e Yves Gérard, dove brillano ammiratori come Cjaikovskij e Liszt, le cui lettere Saint-Saëns custodiva come reliquie in un'impressionante urna-scrigno neogotica. Chi volesse conoscere un'opera dimenticata Le Timbre d'argent - che costò al suo autore almeno sei versioni perché fosse accettata in teatro, può recarsi alla celebre Salle Favart di Parigi sei recite dal 9 al 19 giugno per una attesa ripresa in coproduzione fra Opéra-Comique e Palazzetto Bru Zane.
Last but not least, il primo decissivo contributo biografico-critico in lingua italiana, Camille Saint-Saëns - Il re degli spiriti (Zecchini, 2016) di Giuseppe Clericetti, che provvede finalmente a riscattare Saint-Saëns dall'abisso di luoghi comuni che ne coprirono sepolcro e memoria, dimostrando come la sua poetica eclettica sia sempre stata illuminata da una magistrale luce neoclassica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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