Musica e pittura esaltano il melodramma

Camminare fra i quadri di Hayez, uno dei maggiori pittori italiani dell'Ottocento, ascoltando le melodie coeve di Giuseppe Verdi è possibile al Museo di San Domenico di Forlì durante la mostra Ottocento. L'arte dell'Italia tra Hayez e Segantini (fino al 16 giugno). Un percorso in grande che non tocca soltanto i pittori e gli scultori frequentati da Verdi (Hayez, Morelli e Gemito), ma riguarda anche quella pittura, soprattutto storica, che in parallelo al melodramma coltivò i miti più cari al Risorgimento. È possibile ascoltare Verdi attraverso la mediazione delle Fantasie su temi verdiani (esecutori: Alessio Bidoli e Bruno Canino in un cd pubblicato da Concerto Classics con preziose note di Alessandro Turba e Alberto Cantù), scritte da due famosi violinisti: il bresciano Antonio Bazzini che «cantava come un angelo» e il suo rivale, il genovese Camillo Sivori, unico a potersi fregiare del titolo di Allievo di Paganini. Non rivelano soltanto l'abilità nell'assemblamento dei brani tratti da Traviata e Masnadieri (Bazzini più aderente alla fonte), e da Trovatore e Ballo in maschera (Sivori più libero nell'estro virtuosistico), ma anche la flessibilità dell'invenzione musicale verdiana.

Nel Paese del Melodramma nasceva proprio dall'opera la nuova sensibilità strumentale che diede non solo i due grandi duellanti violinisti (Bazzini e Sivori), ma anche virtuosi straordinari come il contrabbassista Giovanni Bottesini e il violoncellista Alfredo Piatti. Il primo fu colui che battezzò Aida al Cairo e per il secondo Verdi scrisse il magnifico a-solo nel Preludio dei Masnadieri.

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