Noah Hawley, ecco il thriller perfetto per una serie tv

L'ultimo thriller chiacchieratissimo e subito bestseller negli Stati Uniti è Prima di cadere, firmato da Noah Hawley autore, tra l'altro, delle serie Fargo, Bones e di Legion (spin-off degli X-Men).

Noah Hawley, ecco il thriller perfetto per una serie tv

I migliori romanzi d'intrattenimento? Ultimamente vengono dagli autori di serie tv: basti pensare a David Nichols o a Herman Koch. Sarà che si sono formati nella dura scuola dell'audience, fatto sta che non scrivono per niente male, anzi, meglio di altri che se la tirano da veri scrittori e ti fanno addormentare a pagina due. D'altra parte la distinzione tra letteratura alta, media o bassa è scomparsa da tempo, almeno tra gli addetti ai lavori, e un romanzo di un Nobel come Saramago non ha nessuna profondità diversa o ricerca linguistica in più rispetto a Ken Follett o Patricia Cornwell: è solo più pretenzioso.

L'ultimo thriller chiacchieratissimo e subito bestseller negli Stati Uniti è Prima di cadere (Einaudi), firmato dall'americano Noah Hawley al suo quinto romanzo e autore, tra l'altro, delle serie Fargo, Bones e di Legion (spin-off degli X-Men). Hawley, già nelle sue intenzioni, ha voluto utilizzare «una tecnica narrativa televisiva». C'è riuscito?

In effetti ognuno dei lunghi capitoli di Prima di cadere segue un perfetto meccanismo di suspense, con un incipit folgorante: un jet privato, con a bordo i membri di due potenti famiglie newyorchesi, più il protagonista, il pittore Scott Burroghs, precipita misteriosamente. Ma Burroghs si salva e nuotando nell'oceano porta in salvo il bambino della famiglia Kipling, diventando un eroe, almeno all'inizio. Da lì in poi un finimondo di intrighi, sospetti, colpi di scena, flashback (è stato davvero un incidente?), con affreschi graffianti della ricca società americana ma senza lagne e sermoni, come farebbe un romanzo italiano.

La migliore definizione del libro l'ha data lo stesso Hawley riferendosi alle sue serie tv:

«thriller emozionali». Mentre Michael Cunningham, esagerando, ha paragonato il libro di Hawley a Dostoevskij, però è vero che, viceversa, uno come Dostoevskij oggi non avrebbe avuto problemi a fare una serie tv dei Karamazov.

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