Dalla, non c'è testamento: i beni finiscono ai parenti, niente al compagno Marco

Il patrimonio dell’artista verrà diviso in cinque parti uguali. Ma al compagno non andrà neanche un euro

Dalla, non c'è testamento: i beni finiscono ai parenti, niente al compagno Marco

Lucio Dalla era un’anima libera e indipendente (come dimostrano brani quali Piazza Grande) e - come prevedibile - non ha lasciato nessun testamento. La conferma ufficiale è arrivata ieri dal curatore patrimoniale Massimo Gambini. La curatela è quindi finita, il patrimonio del cantautore finisce ai cinque eredi che - se vorranno - potranno fare la annunciata Fondazione. Tra gli eredi c’è Simone Baroncini, uno dei cugini di Dalla, che da tempo è un sostenitore della Fondazione. «Potrebbe essere un centro di attività, concerti, teatro, registrazioni e altre iniziative - aveva detto Baroncini -; e addirittura un museo, perché Lucio ha fatto o possiede numerose opere d’arte. La Fondazione potrebbe aiutare persone che erano vicine a lui: pittori, cantanti, artisti di ogni genere».

Subito dopo la morte di Dalla anche l’avvocato Eugenio D’Andrea aveva detto a chiare lettere che non c’erano misteri né attriti nella famiglia, «tra gli amici, i consulenti, i collaboratori nonché i parenti più lontani». Eppure erano nate parecchie polemiche tra i cugini da una parte e Marco Alemanno, il 32enne attore, collaboratore e compagno nella vita di Dalla, che da anni viveva con lui nella casa bolognese di via D’Azeglio 15. In un’intervista al Corriere Alemanno tuonò: «I parenti fanno finta che io non esista... Sono prigioniero nella mia casa, perché io la chiamo casa mia. Da anni sono residente-possessore, come dice la legge. C’è un curatore che sta in mezzo fra me e i cugini. Fui obbligato a fare un inventario persino sul mio computer».

Resta da vedere se gli eredi avranno il buon cuore di lasciare qualcosa ad Alemanno, che comunque detiene il 3,9 per cento della Assistime Spa, società di produzione e registrazione di cui il cantautore scomparso possedeva il 92,46 per cento, e quindi continuerà a godere dei frutti delle canzoni.

Il patrimonio comprende fra l’altro circa sei milioni di euro liquidi, la Pressing Line (società per i diritti di concessione e sfruttamento dell’immagine che nel 2010 fatturava 5 milioni e mezzo di euro ed era in attivo), la citata Assistime più gli introiti di tournée come quella con De Gregori.

Neppure in una canzone immaginifica come L’anno che verrà Dalla avrebbe immaginato una

morte ed un post mortem tanto travagliato (senza dimenticare le polemiche sulla sua omosessualità e i funerali in chiesa). Farà parte Alemanno della Fondazione? Si tornerà a parlare solo di arte attorno alla figura di Dalla?

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