Cultura e Spettacoli

Il Novecento medievale di Eduard von Keyserling

Castelli, baroni, boschi millenari, usi ancestrali. Ma un amore scandaloso segna l'inizio della fine

Il Novecento medievale di Eduard von Keyserling

«Quando il barone Warthe inarcava le sopracciglia canute tracciava con la mano aperta una linea verticale nell'aria, come a voler chiudere il coperchio di una bara, e diceva sottovoce: Mmmhh... già, peccato, ma quell'uomo è spacciato, quell'uomo era definitivamente dato per spacciato in tutto il circondario». Il barone Siegwart von der Warthe di Paduren, vedovo, era primus inter pares. Quelli di Sirow, di Witzow, di Barnewitz e di Port pendevano dalle sue labbra. «In ogni vicenda politica o agraria, in ogni controversa famigliare o d'onore, la sua parola era quella decisiva».

EPpure no, non siamo in un ancestrale Medioevo da filologi, né in un fantasy da serie tv. Qui ci sono i treni, le automobili, le pistole. Qui le ragazze possono sognare una carriera da cantante. Qui i ragazzi vogliono fare gli imprenditori. Perché siamo nel XX secolo, anche se non sembra... Il mondo letterario di Eduard von Keyserling (1855-1918) è in un presente già passato. Per abitudine, per sicurezza, per nostalgia. Nato in Curlandia, la parte occidentale di quella che meno di due mesi dopo la sua morte sarebbe diventata la Lettonia indipendente (si fa per dire perché, dopo la resa degli Imperi centrali, prima l'Impero russo e a strettissimo giro di posta la Russia bolscevica se la ripresero), Eduard fu sempre, nonostante gli anni trascorsi a Vienna e a Monaco di Baviera e il fatto che i suoi libri li abbia scritti in tedesco, un figlio della nobiltà baltica, a sua volta discendente degli antichi cavalieri teutonici. Per la precisione, venne al mondo nel castello di famiglia, che in lettone si chiama Tau-Padures muias pils, sicché la Paduren del sunnominato barone Siegwart von der Warthe, il motore immobile del romanzo La sera sulle case che il 27 gennaio esce da L'Orma Editore (pagg. 160, euro 16, traduzione e postfazione di Giovanni Tateo), possiamo considerarla a tutti gli effetti casa sua.

Ma torniamo al barone Warthe. Abbiamo visto un suo gesto. Eccone un altro: «Amava l'aggettivo sobrio e gli piaceva, nel pronunciarlo, tracciare con la mano aperta una linea orizzontale nell'aria». Come a dire, se il movimento verticale, dall'alto al basso, è segno di caduta, di morte, quello orizzontale è segno di ordine, calma, tradizione. Poi c'è un altro gesto ancora, che cade proprio nel mezzo di questa storia. «E, seguendo l'antica consuetudine, con la mano aperta tracciò nell'aria una linea trasversale. Non mi resta dunque che invocare su di voi la benedizione del Cielo...». Il gesto risale molto indietro nei tempi, ai codici barbari: si tratta di un fidanzamento. Ma quella linea trasversale che concede il nulla osta a sua figlia Fastrade e a Dietz von Egloff, né verticale, né orizzontale, deve già mettere sull'avviso il lettore...

Fastrade è la figliola prodiga, tornata a casa dopo aver lavorato come infermiera, e curando fino alla morte il suo ex precettore Arno, del quale s'era innamorata e con il quale aveva preso il volo. Dietz è il rampollo dei baroni Egloff, quelli, direbbe Proust, du côte de chez Sirow. Al barone Warthe non piace, come non piace agli altri componenti di quella ristretta comunità di vicini di castello, abbarbicati ai loro possedimenti e alle loro certezze. Il giovane, infatti, non soltanto ha il vizio del gioco, non soltanto conduce una vita sregolata, non soltanto s'è messo in testa di disboscare parte delle sue terre per vendere legname, con ciò deturpando la natura, oltre agli usi, del luogo. Addirittura, se la intende con la moglie di Fritz von Dachhausen, signore di Barnewitz...

Date queste premesse, stupirebbe molto il terzo gesto del barone Warthe (quello che, come abbiamo visto, acconsente obtorto collo al fidanzamento di Fastrade con Dietz) se, giunti a quel punto, non sapessimo che il vecchio barone, in compagnia della sorella Arabella, ha da poco subìto una mazzata tremenda: la morte in duello dell'altro figlio, Bolko. Così sulla casa dei Warthe la sera, quello spirito che Dietz chiama con impertinenza, ma non senza ragione, «nonnesco», è ormai diventata notte fonda. Sarà un altro duello (e la sua indiretta conseguenza...) a suggellare il dramma fra l'impressionista e il gotico che Eduard von Keyserling governa con autorità baronale, spiegandoci che cosa significhi l'espressione «nobiltà decaduta».

La sera sulle case fu dettato da von Keyserling, cieco da tempo, alla sorella Elise e uscì a puntate sulla rivista letteraria berlinese Die nenue Rundschau tra il febbraio e il giugno 1914. Un mese dopo calò la sera, anzi una notte da tregenda e senza stelle, sull'intera Europa. E quattro anni dopo, il povero Eduard si spense quando l'alba stava per tornare, con la resa degli Imperi centrali.

Ma lui non poté nemmeno annusarne l'aria fina come quella dei boschi di Paduren.

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