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"Ora basta film impegnati. A me piacciono di più i ruoli da commediante"

La star parla del suo convincente "Focus" che anche in Italia riempie i cinema: "Recito un ladro che ruba con destrezza. Muccino? Non mi interessano certi copioni"

"Ora basta film impegnati. A me piacciono di più i ruoli da commediante"

da Los Angeles

L'esuberanza e lo slancio vitale di Will Smith sono leggendarie a Hollywood: l'attore nero s'è costruito la carriera grazie alla personalità. Protagonista adesso del thriller romantico Focus , su un genio della truffa (premiato filone da La stangata e Casa di giochi a Ocean's 11 solo per citarne alcuni), Smith è stato criticato da vari recensori per aver scambiato nel film il «cool» con una certa ieraticità, una serietà un po' rigida e insomma aver scambiato gli alberi la foresta e spento il volume della sua esuberanza e quella di esprimere «confidence», disinvoltura e sicurezza nei propri mezzi, suo marchio di fabbrica. Detto questo Smith, 46 anni, ritrova comunque il successo al botteghino e col pubblico dopo il mega-flop After Earth - Dopo la fine del mondo (un promo-film per Scientology?), in cui aveva recitato accanto al figlio Jaden Smith (il ragazzino di Karate Kid ), il quale figlio s'è poi perso tra feste e mondanità sfrenata tipico da supoer rich kid. Eppure Smith non dà l'idea di essere un padre che vizia: pur essendo tra gli entertainer più ricchi di Hollywood - fin dai tempi della sitcom Fresh Prince of Bel Air e i suoi inizi come hip-hopper, Smith ha sempre lavorato con disciplina e caparbietà (i suoi vari film hanno incassato complessivamente oltre sei miliardi di dollari nel mondo). In Focus duetta con la bella australiana Margot Robbie ( The Wolf of Wall Street ), alla quale insegna i trucchi del mestiere, un rapporto ambiguo che sfocerà in una megatruffa a Buenos Aires, dov'è ambientato e dove è stato girato gran parte del film. Smith è adesso in tournee promozionale per il film (scritto e diretto dal duo Glenn Ficarra e John Requa), ma prima che partisse lo abbiamo incontrato a Los Angeles, nel sobborgo di Westlake Village, nella cui zona l'attore e la moglie storica Jada Pinkett vivono in una villa/reggia inaccessibile agli umani.

Mister Smith, perché diventa un truffatore a questo punto della sua carriera?

«È un tentativo di provare altri sentieri. Dopo un periodo di introspezione mi sto riconciliando con quel tipo di film che mi piace fare, cioè cose più leggere. Sarò più chiaro: in un momento in cui nella mia vita personale sto cercando di riallineare me stesso e ottenere dentro di me trasparenza e chiarezza, ecco, mi sembrava giusto recitare l'esatto opposto, un personaggio che non gliene frega niente di tutto ciò. Perché come attore sono più bravo a far finta, che a essere reale per davvero».

Si spiega meglio?

«Mi piace andare nella direzione opposta: dirigersi sulla parte sbagliata o studiare in maniera sbagliata ti aiuta a capire chiaramente quale sia la giusta direzione».

Qual è dunque la giusta direzione?

«Intrattenere il grande pubblico internazionale senza pretese di pesantezza».

Quindi niente più Gabriele Muccino e cose tipo La ricerca della felicità o Seven Pounds ?

«All'amico Muccino non direi mai di no. Ma lui sa che certe cose non le voglio più fare».

Le piacciono i film «di truffa»?

«Certo, ma soprattutto mi piaceva l'aspetto di illusionismo, di velocità di mano. Nel film abbiamo cercato di fare tutti i trucchi “on camera”, ovvero senza ricorrere ai trucchi di montaggio, sa, quando il ladro sbatte contro un passante e poi vediamo che ha in mano il suo portafoglio. No, volevamo mostrare la vera abilità, senza montaggio, senza inganno direi per paradosso».

Ma non temeva che il film potesse insegnare trucchi sui furti e scippi a malintenzionati, come fosse un corso accellerato in crimine?

«Ma che c'entra. È tutto per divertimento. È finzione. È come un mago che fa i trucchi con le carte. E poi sarebbe come dire che i film d'azione con armi da fuoco istigano alle sparatorie. Il succo del film non è tanto quello che stai guardando, ma quello che “vedi”, per dirla alla Thoreau. Il Focus del titolo esorta semmai, in positivo, alla capacità di vedere, concentrato su un punto, col terzo occhio».

Quali obiettivi ha adesso?

«Da quando ho 20 anni il mio obiettivo è sempre stato quello di essere il divo del cinema più grande del mondo! Giuro, lo dico senza falsa modestia. Continuo anche adesso a sognare la stessa cosa. Voglio conquistare tutto e tutti! Ma voglio meritarmelo. Voglio essere amato. Non è la stessa cosa che vogliamo tutti?».

Non ha temuto di perdere tutto dopo After Earth - Dopo la fine del mondo ?

«Una caduta da cui mi sono rialzato. Si cade e ci si rialza. Un fallimento che mi ha rinforzato.

Se ti abbatti per un fallimento, vuol dire che la stoffa per fare grandi cosa non ce l'hai. Focus ha debuttato in America al primo posto al botteghino, al pubblico sta piacendo, e sono un uomo felice (e anche in Italia è al top)».

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