Padre e figlia a caccia dei misteri dell'universo

Eleonora BarbieriQuesta è una storia d'amore. Tra Warren e sua figlia Amanda c'è un rapporto speciale, e a un certo punto lui le regala una passione unica e insieme un destino: indagare la realtà. Non una realtà qualsiasi: la realtà ultima. I confini della fisica e del nostro mondo, anche se poi, come Amanda scoprirà, non si può nemmeno definire «nostro», perché esiste un universo per ogni osservatore... Questa è anche una storia d'amore per la fisica: Amanda è una quindicenne newyorchese che a scuola si annoia ma il padre le dà una ragione per studiare, tanto che lei preferisce stare fra libri e formule anziché uscire con gli amici.Succede tutto una sera al ristorante quando, davanti a un pollo agli anacardi, Warren chiede ad Amanda: «Come definiresti il nulla?». È il 1995, vent'anni fa. Così è cominciato il viaggio di Amanda Gefter nel mondo della fisica più all'avanguardia fra buchi neri, quanti, stringhe, radiazione di fondo a microonde, loop, bit, osservatori e osservati, teorie di filosofia della scienza che arrivano a negare l'esistenza stessa della realtà. Questo viaggio è diventato un libro, Due intrusi nel mondo di Einstein. Un padre, sua figlia, il significato del nulla e l'inizio di tutto (Raffaello Cortina Editore, pagg. 494, euro 33): perché da quella sera Amanda e il papà si costruiscono una intera biblioteca di fisica, passano ore e ore a leggere e discutere della loro ossessione. Dopo l'università, Amanda, da «riempitrice di buste» alla rivista Manhattan decide di diventare una giornalista scientifica (prima per Scientific American e poi per il prestigioso New Scientist) con un solo scopo: riuscire a parlare con i grandi fisici - a partire dal suo mito John Wheeler - per poi scrivere un libro col padre. Amanda conosce e intervista le menti più incredibili della scienza di oggi, Lenny Susskind, Raphael Bousso, Alan Guth, Carlo Rovelli, Kip Thorne, Lee Smolin e James Ladyman, e intanto insegue l'obiettivo finale: il libro sulla realtà ultima, da scrivere con «l'agente degli scienziati», l'irraggiungibile John Brockman.

E ci riesce, anche se prima si deve convincere a scriverlo da sola, senza il padre, infrangendo il suo «margine» come un osservatore che si infilasse in un buco nero e poi stesse lì, sull'orizzonte, a vedere se il nulla diventa realtà, a tentare di scoprire se «l'esistenza è l'aspetto del nulla dall'interno».Insomma a trovare la sua strada. Che poi è quello che desiderava suo padre. Perché «il miglior regalo che un genitore può fare a un figlio è un enigma». Magari infinito e irrisolvibile come l'universo.

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