Cultura e Spettacoli

Il padre di Eluana: «È un grido di libertà». La Cei lo loda come spunto di dibattito

Il giorno dopo, Bella addormentata innesca l'inevitabile catena di reazioni. Alcune decisamente non scontate. A cominciare da quella della Conferenza episcopale italiana, che non solo non stronca il film di Bellocchio, ma lo connota come innegabile spunto di riflessione. La scheda allestita dalla Commissione nazionale valutazione film della Cei è l'abbozzo di una lettura pastorale di Bella addormentata. La premessa suona: «Il film è da valutare come complesso, problematico e opportuno per dibattiti», con immaginabile delusione di chi era già pronto a strillare sull'oscurantismo cattolico. Viceversa, i vescovi italiani nella nota auspicano la comparsa di un dibattito sul mistero del fine-vita che «chiede certamente a tutti uno sforzo in termini di dialogo e di reciproco rispetto per superare contrasti ruvidi, aspri, scostanti, che spesso non portano a niente». E se «non sembra bene amalgamato l'incontro tra realtà e finzione», rimane il punto concettuale. Bella addormentata è comunque un film da vedere, secondo la Cei, anche solo perché «chiama in causa sensibilità civili e spirituali, sfere pubbliche e private, istanze politiche difficili e dolorose».
Un invito a fare del film un grimaldello di discussione curiosamente contraddetto dalla recensione comparsa sul cattolicissimo Avvenire, solitamente identificato come «quotidiano della Cei». Per Lucia Bellaspiga, che firma l'articolo, nell'opera di Bellocchio «Eluana Englaro non c'è». E il regista perde una grande occasione, peccando sia di realismo («non c'è nulla di ciò che realmente accade nelle migliaia di case in cui davvero si vive con un figlio in tali condizioni») che di doppiopesismo ideologico, con una persistente caricatura delle posizioni pro-life (vedi la «madre crudele e egoista» interpretata da Isabelle Huppert che tiene la figlia attaccata a respiratore).
Anche Beppino Englaro ha manifestato il suo pensiero sul film, soprattutto in un colloquio con L'Espresso, in edicola da oggi. Il padre di Eluana, che stasera sarà a Udine con Bellocchio e l'attrice Alba Rohrwacher, per l'uscita post-Lido dell'opera (da ieri distribuita nelle sale), l'ha definita «un grido di libertà». «Marco non sei grande, sei super!», avrebbe esclamato, a suo dire, la figlia. Ci sono i consueti accenti battaglieri di Beppino: «Oggi tutto il mondo può apprezzare Bellocchio, ispirato dalla nostra lunga battaglia che ha cambiato il clima culturale di un Paese». Ma c'è anche la rivendicazione del dramma individuale e privato di Eluana: «La sua vicenda, in questi anni, non è mai stata contro nessuno. Non c'è mai stato nessun dogma da parte nostra. Nulla di ideologico. Eutanasia ed altre nefandezze evocate sempre ad effetto da diverse parti, non mi hanno mai sfiorato». E una lettura filmica che un po' sorprende: «Bellocchio porta sullo schermo l'inferno che può generare la medicina. “Noi facciamo il tuo bene”. Ma la risposta che mi sento di dare è: “Vi chiedo solo di non farmi del male”».
Limiti della vita umana e limiti della tecnica.

Ecco un esempio di «dibattito opportuno», del genere invocato dalla Cei.

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