Cultura e Spettacoli

Patrick Duffy ricorda la notte in cui i suoi genitori sono stati uccisi

Nel novembre del 1986 la vita dell’attore, il celebre Bobby di “Dallas”, è cambiata per sempre: due ragazzi ubriachi uccisero il padre e la madre a colpi di pistola

Patrick Duffy ricorda la notte in cui i suoi genitori sono stati uccisi

Closer Weekly ospita una toccante intervista a Patrick Duffy, l’attore famoso per aver interpretato il personaggio di Bobby (il fratello minore di J.R.) nella soap Dallas e il marito di Suzanne Somers nella sitcom Una bionda per papà. Duffy, 70 anni compiuti lo scorso marzo, ricorda uno dei momenti più drammatici e dolorosi della sua vita: la morte dei genitori Terence e Marie Duffy, uccisi a Boulder, nel Montana, nel 1986.

Patrick allora aveva 37 anni e aveva raggiunto il successo mondiale con Dallas. I suoi erano “persone piuttosto comuni e piacevoli, molto socievoli”: tutto cambiò la notte del 18 novembre. “Mio padre – ricorda Duffy a Closer Weeklycacciò due ragazzi a calci dal suo bar ad un certo punto della serata. Quindi quelli sono andati a bere altrove... ma poi sono tornati per prendersi la loro rivincita. Quando sono entrati nel bar con le loro armi, non ci hanno pensato su due volte e gli hanno sparato. Non c’era nessun altro nel bar, così hanno sparato sia a mia madre che a mio padre”.

All’epoca dei fatti i due avevano 19 anni: i loro nomi sono Sean A. Wentz e Kenneth A. Miller. Wentz, l’uomo che ha materialmente premuto il grilletto, è stato condannato a 180 anni di carcere. Miller, il suo complice, è stato rilasciato in libertà vigilata nel 2007. “È ok, non mi dà fastidio – rivela l’attore –. Il mio punto di vista è semplice: è già stato punito. Sai, che sia in prigione o fuori dal carcere”.

Patrick Duffy: “Così ho elaborato i miei lutti”

La religione ha avuto un ruolo centrare per elaborare quel lutto. “Quando i miei genitori sono stati uccisi – spiega Duffy –, ho vissuto tutte le emozioni che può causare un evento tanto orribile: lo choc, il dolore e così via. Ma non mi sono mai sentito scollegato dai miei genitori. Non ho mai sentito quella perdita immediata. Non sapevo perché allora, ma col senno di poi, era il risultato dell’essere diventato buddista”.

Nel 2017 Patrick Duffy ha vissuto un secondo lutto: sua moglie, Carlyn Rosser, è scomparsa all’età di 77 anni in seguito ad una malattia fulminante. “Riesco ancora a sentirla e a vederla – rivela l’attore –. So cosa si aspetterebbe da me, e cerco di essere all’altezza di tutto questo. Mi sento sempre vicino a lei, ma quello che mi manca di più è il suo tocco. Mi considero ancora un uomo sposato”.

Quella scomparsa è successa all’improvviso. “È stata una sorpresa anche per me – ammette – quando se n’è andata. Non c’era nulla che faceva pensarlo. Quindi abbiamo dovuto subito abituarci. I miei ragazzi erano lì ad aiutarmi. Ma mi sono anche reso conto che, per quanto stavano cercando di sostenere il loro vecchio papà, io sono probabilmente più adatto ad affrontare questo insieme di circostanze di quanto lo siano loro. Si raggiunge una certa età e ci si rende conto che la strada davanti a noi è molto più breve di quella che ci siamo lasciati alle spalle”.

Oggi Duffy è sereno e lo riconosce senza problemi. “Non ci sono errori nella mia vita – conclude –. Posso riparare ogni recinzione che ho rotto e dare valore a tutto quello che ho fatto se mi viene dato abbastanza tempo. L’ho fatto e lo sto ancora facendo.

Ho lavorato sodo per ottenere il meglio dalla vita, e tutto sommato sono contento”.

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