Un piccolo capolavoro (anti-gaddiano) di Gadda

Le norme di scrittura di Carlo Emilio Gadda

Un piccolo capolavoro (anti-gaddiano) di Gadda

Non esiste autore italiano del '900 che più di Carlo Emilio Gadda - pietra miliare di quella linea espressionistica lombarda che arriva fino a Arbasino e il primo Aldo Busi - abbia superato i limiti consentiti, o convenienti, della scrittura «semplice e chiara». La lingua come groviglio, intrigo e pasticcio di dialettismi, metaplasmi, preziosismi, arcaismi colti... Eppure (anzi: proprio per questo) quando negli anni '50 Gadda si ritrovò, assunto alla Rai, a scrivere un breve opuscolo da consegnare a tutti i neoassunti con le Norme per la redazione di un testo radiofonico, il risultato fu insieme limpidissimo e caustico. Il manualetto apparve nel 1953, senza il nome dell'autore. Poi, dagli anni Settanta, iniziò a girare con la firma di Gadda. E oggi lo si può leggere in una piccola edizioni Adelphi (pagg. 56, euro 6). Vale la pena.

Avete presente il livello di involontaria (?) ironia cui può giungere un Gadda il quale, in veste di censore, cataloga tutte le regole che in veste di scrittore è solito infrangere? Senza considerare poi che, superato l'irresistibile paradosso, le norme gaddiane restano ancora oggi perfette. E non solo per stendere un testo radiofonico... Partendo dalla lunghezza (attenzione: «La sopportabilità massima del parlato-unito, in Italia, è di quindici minuti») e arrivando al tono («Evitare in ogni modo che nel radioascoltatore si manifesti il cosiddetto complesso di inferiorità culturale»).

Comunque, tanto per gradire: niente uso della prima persona, astenersi da parole straniere quando esiste l'equivalente italiano, «procedere per figurazioni paratattiche anziché ipotattiche», limitare parentesi e incisi, evitare litoti e altre forme di difficile lettura (impagabile lo sterminato esempio di uso della doppia negazione inventato dal Gadda...), no a rime e allitterazioni involontarie, alle parole desuete (detto da lui!!) e ai tecnicismi (che sono la ricchezza della sua lingua). Insomma, uno splendido Gadda, anti-gaddiano.

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