da Roma
Si può capirlo, Gaetano Blandini, direttore generale per il cinema presso il ministero ai Beni culturali. Giovedì, scorrendo sui giornali i dati forniti dall'Anica (la Confindustria del cinema) sull'andamento del 2005, s'è ritrovato a sorpresa sul banco degli imputati. «Azzerato l'intervento dello Stato», «Solo 29 milioni investiti nel 2005»: questo il tenore dei titoli, allarmati e polemici. Naturalmente ognuno legge le cifre come vuole. Ad esempio, rispetto all'anno precedente, nel 2005 gli incassi sono diminuiti di 41 milioni di euro (da 577 a 536) e le presenze degli spettatori pure, ma, di contro, la quota di mercato coperta dal cinema italiano è passata dal 20,3 al 24,7 per cento. Insomma, ci sono luci e ombre. E certo il 2006, almeno dal punto di vista del finanziamento pubblico ai film di interesse culturale nazionale, non promette niente di buono: in attesa di un reintegro, i consistenti tagli al Fus, Fondo unico per lo spettacolo, rendono tutto più complicato.
Nondimeno, l'Anica prende una cantonata nel fornire il dato sui contributi statali alla produzione. Che, nel 2005, anno di avvio della riforma Urbani (il cosiddetto reference-system, volto a eliminare sprechi e assistenzialismi del passato anche recente), non sono affatto scesi da 94,9 milioni di euro a 29,5. Se così fosse stato, si dovrebbe parlare di un vero e proprio «massacro»: invece quei 94.9 milioni risalgono al 2004, a prima della nuova legge. In una sferzante nota di replica, Blandini esprime «amarezza» perché così, «oltre a disinformare i cittadini, il messaggio che passa è il seguente: nonostante lo Stato investa sempre meno, il cinema italiano va comunque bene». Ne consegue che «all'Ufficio pronostici e numeri al lotto dell'Anica hanno semplicemente verificato i film italiani usciti nelle sale nel 2005, estrapolando quelli finanziati dallo Stato (senza preoccuparsi in che anno, 2002 o 2003, erano stati finanziati)». In realtà, nel 2005 sono stati finanziati - il che non significa materialmente girati - ben 101 film (35 lungometraggi, 26 opere prime e seconde, 40 cortometraggi, cui si aggiungono 15 finanziamenti per lo sviluppo di sceneggiature originali) per un totale di 73.975 mila euro. Ai quali vanno aggiunti contributi automatici sugli incassi per 20 milioni di euro e contributi automatici per la distribuzione di film di interesse culturale per 4 milioni di euro. «Il totale 2005 assomma quindi a 97 milioni di euro e solo con riferimento alla produzione». Una somma sicuramente ragguardevole.
Insomma, è guerra tra ministero e Anica, e di certo non è un caso che Blandini, nel salutare l'appena insediato presidente Paolo Ferrari, ricordi «il non irrilevante contributo» di 845 mila euro fornito all'associazione per l'attività di studio e di promozione. Come dire: l'anno prossimo ve lo sognate. Risposta ufficiosa: «Blandini offre un dato politico, che risale alle delibere ministeriali, mentre noi parliamo di film effettivamente realizzati.
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