La pubblicità è l'anima del commercio, ma quand'è sbagliata finisce sotto accusa. Come i manifesti del film «12 anni schiavo» (20 febbraio), film tra i favoriti agli Oscar, che la Bim, società distributrice del drammatico lavoro di Steve McQueen, ieri ha dovuto rimuovere, sotto la pressione dei media. Sui poster incriminati, infatti, campeggiavano le facce note di Brad Pitt, qui produttore e in un ruolo minore (non appare per più di quattro minuti), e quella di Michael Fassbender, altro divo caucasico, di pelle chiara, raffigurato sui manifestiin posa quasi lincolniana. E il protagonista assoluto, Chiwetel Ejofor, pelle nera e capelli a grani di pepe? Piccolino, sullo sfondo, in fuga dall'ennesima ingiustizia subita in una campagna di lancio considerata discriminatoria. E pure provinciale, visto che, per attrarre la platea, si spendevano «teetes d'affiche» più immediatamente riconoscibili. «Chiaro che gli addetti al marketing italiani non hanno capito lo spirito del film», ha sostenuto «The Guardian», mentre i responsabili del misfatto si sono scusati «profondamente». Intanto sul web è scoppiata la polemica che, come spesso accade, è trasversale e multinazionale. «Locandine assurde» è il leit motiv.
Anche gli americani, però, sono incappati in una polemica, con le locandine del film «Hours» raffiguranti Paul Walker, star di «Fast&Furious» morta tragicamente, ma resuscitata per fare cassetta. E non spendere altri soldi per nuovi poster. Per fortuna «Fast&Furious» ha deciso di rinviare molto in là l'uscita del nuovo episodio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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