T oh, un’altra rockstar di destra. E che rockstar: Johnny Ramone, pseudonimo di John Cummings, chitarrista simbolo del punk, icona trasgressiva per definizione, idolo delle masse illuminate (e quindi progressiste). Peccato che nella sua autobiografia postuma, l’esilarante Commando (Abrams Image), appena uscita negli Usa, Johnny racconti della sua fede incrollabile per i repubblicani, spieghi la sua ammirazione per Nixon, confessi la sua idolatria per Ronald Reagan, definito «il presidente della mia vita». Segue, nella Top Ten in coda al volume, la hit parade dei conservatori preferiti da Johnny, tra cui scopriamo oltre a facce scontate come Charlton Heston, anche alcune meno scontate come quella di Vincent Gallo, altra icona della cultura alternativa. In questo caso, alternativa alla sinistra.
Johnny, nato a Long Island nel 1948, non è certo un tipo «regolare». La sua preferenza per i repubblicani è riconducibile a due fattori: individualismo e odio per la retorica. Prima di diventare famoso, per divertirsi lancia televisori sfasciati dalla terrazza di casa, fa a botte con chiunque gli capiti a tiro, guarda film di fantascienza, ascolta rock’n’roll. Soprattutto Elvis Presley, Jerry Lee Lewis e Little Richard.
Johnny sembrerebbe poco tagliato per vestire la divisa, e invece sceglie l’accademia militare. Essendo riuscito a rubare i test dell’intero ultimo anno, ne esce con onore dopo aver totalizzato punteggi da piccolo Einstein. Inizia a bazzicare il college ma scopre subito quello che già sapeva: studiare non fa per lui. A questo punto sembrerebbe destinato a fare una brutta fine. E invece... A vent’anni, mentre cammina per strada, Johnny, cattolico non praticante, sente una voce, «forse Dio», che lo rimprovera. Di punto in bianco mette la testa a posto, smette ogni tipo di droga e alcol, lavora per cinque anni come muratore senza perdere un giorno di lavoro. È una faticaccia, anche perché le notti sono dedicate ai concerti di Stones, Who, Alice Cooper, New York Dolls. È il periodo d’oro degli hippies. Johnny porta i capelli lunghi ma l’idea di andare a rotolarsi nel fango a Woodstock gli sembra una sciocchezza, «come tutte quelle storie di pace e amore».
Prima di decidersi a buttarsi nella musica passa ancora qualche anno. Poi Johnny entra dritto nella leggenda in poche settimane. Il 23 gennaio 1974 compra una chitarra e fonda una band, reclutando gli amici Douglas Colvin e Jeffrey Hyman; quattro giorni dopo i futuri Ramones entrano (di straforo) in uno studio di registrazione e si rendono conto di non essere in grado di suonare un singolo brano. E che problema c’è? Basta scriverne di propri. Il resto è noto. Al trio si aggiunge un batterista, Thomas Erdelyi, manca solo il nome adatto per il gruppo: la scelta cade su Ramones, un omaggio a Paul McCartney, solito registrarsi negli hotel come «Paul Ramone». Nel neoquartetto si ribattezzano tutti, inventando la bufala di essere «i fratelli Ramone»: Johnny, Joey, Dee Dee e Tommy. I limiti tecnici della band sono un paradossale punto di forza. Tolti tutti gli orpelli dal rock’n’roll anni Cinquanta, già rozzo, restano le canzoni dei Ramones: due minuti tra melodia e rumore, quattro accordi, volume impossibile. Al centro una chitarra: quella di Johnny, incoronato di recente da Rolling Stone tra i piu grandi chitarristi di tutti i tempi, nonostante non sia mai stato capace di suonare un assolo.
Il 16 agosto 1974 i Ramones suonano il primo concerto in una topaia destinata a diventare il piu importante locale rock del mondo, il CBGB’S di New York. Nel 1976 vanno in Inghilterra a promuovere il primo album, che contiene classici come Blitzkrieg Bop e inni marci come Now I Wanna Sniff Some Glue: tra il pubblico ci sono Damned, Clash, Sex Pistols. Gente che impara al volo la lezione: è nato il punk. I Ramones, troppo iconoclasti, non conosceranno il successo di massa: in compenso la loro influenza è incalcolabile, e va dagli U2 ai Metallica.
Disimpegnati nei testi, nel 1979 lasciano basiti i propri fedelissimi perché raccolgono fondi al fine di acquistare giubbotti antiproiettile per la polizia di New York: poco di sinistra. «Vennero i comunisti a contestarci fuori dal locale», ricorda Johnny. È un segno che a molti fan sfugge qualcosa.
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