Cultura e Spettacoli

"Quando non sono 007 ho finalmente la licenza di farvi ridere tutti"

L'attore racconta il suo sogno di interpretare una parte lontana da quella di James Bond

"Quando non sono 007 ho finalmente la licenza di farvi ridere tutti"

Los Angeles

Da James Bond all'ispettore Poirot il passo è breve se ti chiami Daniel Craig e sognavi di fare commedie sin da ragazzino ma ti sei trovato a interpretare eroi d'azione, per tutta la carriera, anche tuo malgrado. Ora il film Cena con Delitto, in uscita domani in Italia, dà l'occasione all'attore inglese di cambiare un po'.

«Finalmente un ruolo nel quale ho potuto esprimere una parte di me che il pubblico conosce poco ma che ho sempre coltivato. All'inizio pensavo sarei diventato un attore comico, mi è sempre piaciuto far ridere la gente ed è sempre stato il mio sogno, ma poi le cose sono cambiate e mi sono trovato ad essere etichettato come un attore d'azione. Mi ricordo che quando mi proposero di interpretare James Bond non potevo crederci e dissi loro che si erano sicuramente sbagliati, mi sembrava un'idea folle. E invece sono diventato il James Bond più longevo della storia. Per tanto tempo nessuno si è mai sognato di propormi qualcosa di diverso, che fosse nelle mie corde, come accaduto in questo caso. Erano anni che aspettavo di fare un film come questo».

Cena con delitto, diretto da Rian Johnson, vede Daniel Craig nei panni di un surreale, scalcinato e divertente ispettore che ricalca quello più famoso creato da Agatha Crhistie e che vuole essere un omaggio al cinema di una volta e a quel genere lanciato proprio dalla scrittrice britannica dove in seguito a un omicidio un intero gruppo di persone che si muovono in un ambiente ristretto, viene tartassato da un detective che cerca di scoprire il colpevole. L'occasione per vedere il detective all'opera e fare un tuffo nel passato capita durante una cena per il giorno del Ringraziamento, quando una famiglia molto ricca si ritrova insieme per le feste e perde in maniera violenta il patriarca. Suicidio o delitto? E nel secondo caso chi è l'assassino? «Da ragazzo ero un patito di quei film e di quei libri. Mi sono sempre piaciuti molto, anche se raramente ero in grado di capire chi fosse l'assassino prima della fine del racconto. Ero un grande fan anche dell'ispettore Colombo che guardavo in modo quasi religioso e a cui mi sono decisamente ispirato per questo ruolo. Peter Falk sembrava sempre fuori dal mondo, sempre distratto, sconclusionato, caotico, ma alla fine riusciva sempre a fare confessare il colpevole».

Un genere in via d'estinzione questo tipo di film.

«Purtroppo è vero, è un genere che è stato un po' dimenticato, ma cosa c'è di più bello che andare al cinema e godersi un bel giallo? Un giallo come quelli di una volta ma con qualche elemento che lo rende molto contemporaneo e originale. E soprattutto divertente. Ogni personaggio del film è memorabile e il cast è stellare, non capita tutti i giorni di recitare con gente come Jamie Lee Curtis, Toni Colette, Michael Shannon, Katherine Langford, Chris Evans, Don Johnson Christopher Plummer e Ana De Armas, che è l'anima di questo film ed è stata davvero una sorpresa incredibile. Non a caso reciterà nei panni di Marilyn Monroe e non è da tutti (l'attrice cubana Ana De Armas ha interpretato Norma Jeane/Marilyn Monroe nel film Blonde, del regista Andrew Dominik, che uscirà nel 2020 n.d.r.)».

Rispetto a qualche anno fa appare molto più sereno e rilassato

«Ci vuole tanto tempo per abituarsi ad essere famosi e spesso nel processo ci si perde... Devi sempre ricordarti le ragioni che ti hanno spinto a fare questo lavoro. Io ci ho messo vent'anni di carriera per imparare ad apprezzarlo pienamente e ora lo amo più che mai. Ho avuto la fortuna di avere alti e bassi e di imparare a confrontarmi con successi e fallimenti. Sono a un punto della mia vita e della mia carriera dove mi diverto per davvero e dove recitare mi regala le emozioni giuste».

Eppure qualche anno fa, quando disse che piuttosto che fare un altro film di James Bond si sarebbe tagliato le vene, non sembrava così felice, anche se poi ne ha girato un altro, No time to die, in uscita l'anno prossimo.

«Intendevo dire che avevo bisogno di un break. Potrebbe essere difficile da credere ma adoro il fatto di essere Bond. È una cosa rara interpretare un personaggio così iconico. È una delle cose più intense e appaganti che abbia mai fatto, ma ci vuole molta energia, sto invecchiando e non ho più la flessibilità o la resistenza di un tempo. Non voglio diventare ridicolo e ci sono momenti in cui è giusto che il tuo ruolo venga messo in discussione».

Cosa ci può dire sul nuovo Bond?

«Niente, mi piacerebbe potervi raccontare cosa abbiamo fatto, ma non posso. È certo però che con questo Bond abbiamo davvero mirato alle stelle».

Cosa le piace meno del personaggio di James Bond?

«Ci sono due cose dove siamo molto diversi. Intanto il look. Lui è molto attento mentre per me è un aspetto che non conta, come si può vedere anche in questo film dove il regista mi ha lasciato carta bianca per il costume, e poi il suo amore per le armi. Personalmente le odio. Si può dire quello che si vuole ma sono fatte per sparare e finché ci sarà gente che le possiede ci sarà gente che spara ad altra gente».

Il miglior James Bond di sempre?

«Per me è Sean Connery. Ha fatto qualcosa di straordinario con questo ruolo. Era cattivo, sexy, animalesco, di classe ed è grazie a lui se ho avuto l'opportunità di seguirne le orme. Quando mi hanno dato la parte mi ha mandato un messaggio di approvazione e di supporto che non dimenticherò mai».

Si dice che potrebbe dirigere il ventiseiesimo film della serie...

«Nemmeno per scherzo. Dirigere un film come quello richiede un'energia incredibile. Io finito di recitare vado a casa, il regista continua a lavorare e dorme al massimo due o tre ore a notte.

L'ho detto, mi sono venuti i capelli bianchi e ho voglia di godermi la vita e i miei cari».

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