"Sono sempre in cerca di una città per cantare"

L'artista domani sera sarà ai Wind Music Awards e festeggia il disco di successi "La forza di dire sì"

"Sono sempre in cerca di una città per cantare"

In fondo lui manco ci fa caso, ma i teenagers lo seguono come fosse un esordiente appena sbarcato in classifica. Hotel Leon D'Oro, euforia pre Wind Music Awards (in onda da stasera su Raiuno): Ron festeggia 46 anni dal primo Festival di Sanremo dividendo il suo classico Una città per cantare con De Gregori, Carboni, Pezzali, Nek, Emma, Biondi, Elisa, Renga e Fragola: "Una bella sorpresa corale", spiega lui che ha pubblicato il disco La forza di dire sì nel quale interpreta ventidue suoi successi con altrettanti pesi massimi del pop. Obiettivo: sostenere l'Aisla, l'Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica. Chapeau. Domani sera aprirà la seconda puntata dei Wind Music Awards e sarà una delle poche volte in cui la musica leggera gioca per gli altri e non solo per il successo. "Dopotutto, non devo dimostrare più nulla e io gioco soprattuto per l'emozione", dice lui prima di essere mitragliato dai selfie. "Io un'icona? Ma va là".

Però, caro Ron, qualcuno potrebbe dire che ci sono troppi duetti in giro.

"Sì forse siamo nell'epoca del duettame ma io ne sono contento perché raramente sento duetti poco belli. Prima tutti gli artisti erano più chiusi e riservati. Ora invece c'è più voglia di esporsi insieme con altri e di confrontarsi davanti al pubblico".

Che applaude.

"Anche solo dieci anni fa sarebbe stato pressoché impossibile convincere oltre venti cantanti a interpretare su di un disco canzoni mie. Stavolta è bastata una telefonata e non ci sono stati i soliti, prevedibili ostacoli discografici o manageriali".

Un segno di umiltà del nuovo pop.

"In fondo, molto spesso dopo i duetti, ciascun artisti inizia a pubblicare musica molto più interessante di prima, quindi ne vale la pena".

Dopotutto Ron ha una certa esperienza.

"Ho iniziato davanti al grande pubblico nel 1970 al festival di Sanremo. La presentatrice Ira Furstenberg mi presentò come Rosamare Cellarino (il suo vero nome è Rosalino Cellamare ndr) e Mike Bongiorno la rimbrottò pubblicamente. Allora duettavo con Nada".

Poi le vostre strade si sono divise.

"E questo mi mette molta malinconia. Ma mi piacerebbe fare un nuovo progetto con lei".

E come nascerebbe?

"A me piace fare musica come l'ho sempre fatta. Le mie canzoni nascono in studio con la band. Suoniamo, io scrivo, gli arrangiamenti prendono forma. Sono uno della vecchia scuola e ne sono molto contento".

Perché vecchia scuola?

"Perché oggi la musica può sembrare un altro lavoro rispetto a quando ho iniziato io. Mi piace molto qualcosa che arriva dall'estero, come i dischi di Damien Rice o Ed Sheeran. Ma in Italia nel complesso le sonorità sono sempre più simili e, se registri con il produttore giusto, sei sicuro di fare un salto in avanti. Per carità, io non contesto nulla e non faccio alcuna polemica, ci mancherebbe. Ma non sono così".

Ossia?

"Non sono condizionato dall'idea di raggiungere un determinato risultato di vendite con i miei dischi, mi sento libero di essere quello che sono".

Dice così perché vede poca libertà nel pop?

"No, anzi. Oggi ci sono artisti che parlano chiaro e con libertà".

Ad esempio?

"Mi piace molto Lorenzo Fragola, uno che ha il piglio cantautorale e, in più, ha il talento di una voce particolare. E poi c'è Emma, che è una artista vera, ti dice in faccia quello che vuole senza farsi troppi problemi. Sono sintomi importanti, quando si parla di musica leggera".

Però dia un giudizio sui giovanissimi emergenti.

"Diciamo che non vedo in giro un De Gregori imberbe".

Che cosa ne penserebbe Lucio Dalla?

"Lucio è lassù che se la ride. Ha dato ciò che ha saputo dare e mi ha nutrito anche solo vedere come lavorava come ad esempio quella volta al castello di Carimate quando doveva scrivere il testo di Cara: di fronte a me c'era un uomo pensante e libero, per nulla interessato a comporre qualcosa che andasse bene per le radio. Ho assistito in un silenzio quasi sacrale".

E adesso?

"Adesso vado in tour e intanto compongo le canzoni del mio nuovo disco, che sarà diverso dai precedenti. Ho bisogno di esibirmi dal vivo e per me non fa alcuna differenza essere all'Arena di Verona oppure in un localino".

Perché?

"Perché, nonostante siano passati così tanti anni, io sono sempre quella cosa lì, sono sempre alla ricerca di una città per cantare davanti alla gente".

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