L'uscita per il 25 aprile non è proprio casuale. Nei suoi Racconti D'Amore, Elisabetta Sgarbi vorrebbe infatti parlarci di Resistenza, Liberazione, deportazione degli ebrei. Vorrebbe. Se non fosse che a ben guardare questa nuova opera della Sgarbi sa più di letteratura che di guerra, sa più di umanità che di fazioni politiche. E finalmente. E dunque la Resistenza resta sullo sfondo, come il rumore (solo quello) delle mitragliette. Si immagina, insomma. Questi ottanta minuti raccontano con grazia la bellezza delle persone semplici che vivono di ricorsi e illusioni. Quattro storie (tra cui Micol, adattamento da Il Giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani) ambientate nella zona del Po, del basso Ferrarese in puro stile teatrale senza troppo ricorrere al montaggio, ma agli sguardi, ai paesaggi, alle nebbie e ai tramonti. Sacca di tempo incontaminato. Quasi un insulto all'era che viviamo, quella dei social, dove tutto si trasforma e cambia in frazioni di connessione. Non è un film per tutti, Racconti D'Amore, ma il suo essere visivamente poetico e intellettualmente onesto (forte la battuta «Non contano le bandiere, ma il sangue dei soldati anche se sono tedeschi»), è ossigeno per il consueto, comodo nostro concetto di Resistenza e Liberazione.
Nel cast Tony Laudadio, qui in veste padana e silenziosa lui così meridionalmente vispo, le bellissime Michela Cescon e Laura Morante e poi Andrea Renzi, Sabrina Colle, Elena Radonicich, Ivana Pantaleo e Rosalinda Celentano che appare fugacemente prima dei titoli di coda.
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