Sono trascorsi più di 75 anni dalla morte di Norma Cossetto, la studentessa italiana d'Istria torturata, stuprata e gettata, probabilmente viva, nella foiba di Villa Surani (assieme ad altri sfortunati prigionieri) dai partigiani di Tito nell'ottobre del '43. Nel 2005 è arrivata anche la Medaglia d'oro al merito civile dall'allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Eppure, il semplice raccontare questa vicenda suscita ancora virulente polemiche. È successo, come abbiamo più volte raccontato su queste pagine, con il film Red Land. Rosso Istria. La pellicola del regista Maximiliano Hernando Bruno racconta la tragedia della pulizia etnica titina attraverso la vita di Norma, e andrà in onda su Rai3, oggi in prima serata, anticipando il Giorno del Ricordo, che cade il 10 febbraio.
Se la messa in onda in sala è stata faticosissima - nella notte tra martedì e mercoledì, tanto per fare un esempio, degli ignoti hanno attaccato il cinema Astra a Trento, «reo» di avere permesso la proiezione in data unica della pellicola - anche il passaggio sulla Rai, che per altro ha coprodotto la pellicola, ha creato un pandemonio.
Nei giorni scorsi il presidente dell'Anpi di Napoli è intervenuto a gamba tesa sulla messa in onda del film definendola «un'iniziativa propagandistica del governo gialloverde». A parte che la produzione del film è iniziata ben prima che l'attuale governo fosse anche solo nella culla della politica, l'uscita ha diviso le stesse associazioni partigiane in Italia. C'è chi come Anna Cocchi, dell'Anpi di Bologna, ha rifiutato ogni idea di censura: «È giusto che venga trasmesso questo film, perché le verità vanno dette tutte»; e chi ha ribadito, come l'Anpi di Padova, che il film va visto prima di prendere posizione.
Ora fortunatamente sarà il pubblico a poter giudicare. La critica lo ha già fatto quando è stato presentato (senza furori) a Venezia. Di certo c'è un dovere di ricordo sancito con la legge 30 marzo 2004 n.
92 che coinvolge anche la Rai, che producendo questa pellicola e mettendola in onda svolge il suo ruolo. Come ha spiegato Maurizio Gasparri, membro della commissione di vigilanza: «Se per l'Anpi è una colpa, per me è un merito».
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