Riccardo Scamarcio è nato trentanove anni fa a Trani, in Puglia. Quindi il fatto che nella nuova serie Lo Spietato sulla vita del boss della 'ndrangheta Saverio Morabito ambientata a Milano molti dialoghi vengano fatti in dialetto milanese rappresenta certamente una grande prova di recitazione che dimostra una volta di più la versatilità e adattabilità di questo giovane attore e produttore cinematografico.
Riccardo Scamarcio e il dialetto milanese per Netflix
Riccardo Scamarcio, ovviamente, non poteva imparare il dialetto milanese da solo. Per aiutarlo in questo aveva bisogno di un mentore, una guida come Virgilio per Dante. E chi meglio di Giovanni Storti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo avrebbe potuto avere? Nel promo della serie Lo Spietato assistiamo ad un simpaticissimo siparietto ambientato in un bar di Milano, dove Riccardo Scamarcio, alias Saverio Morabito, entra per la prima volta e per darsi un tono chiede un drink. Inizialmente, un classico bloody mary, poi però la scelta cade su uno Spritz che in dialetto milanese diventa "un bianchin sprusàr" come fa notare Giovanni a Scamarcio che, ovviamente, ha sbagliato la pronuncia.
Questo è solo un esempio del florilegio di battute in dialetto milanese che sono racchiuse in questo cortometraggio di meno di 2 minuti. E nel quale l'avventore del bar milanese impersonato da Giovanni non si rende assolutamente conto di trovarsi di fronte ad uno dei più pericolosi boss della mafia calabrese di quei giorni. Anzi, si nota immediatamente che dopo una leggera diffidenza iniziale da parte del boss tra i due avventori del bar, tra insegnante e allievo, si stabilisce un certo feeling. Tanto che Scamarcio chiede a Giovanni di insegnargli delle frasi da usare nella quotidianità.
Ma le regole fondamentali del dialetto milanese sono fondamentalmente due: la "è" aperta e l'uso dell'articolo determinativo per chiamare le persone "Il Brambilla". Facendo sempre attenzione a "non scambiare il milanese con il francese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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