Il 18 agosto 1957 aprì al pubblico il Bizarre, primo club del Greenwich Village in cui si poteva ascoltare musica folk. Era una specie di brutta imitazione di una casa stregata alla Addams, ma vi suonavano Odetta, la regina del blues, e folksinger di culto - che avrebbero fatto la storia - come il mago della chitarra Dave Van Ronk. Personaggio picaresco, soprannominato «il sindaco di MacDougal Street», Van Ronk sta tornando di moda: i fratelli Coen hanno ispirato il loro film A proposito di Davis (presentato anche a Venezia e in uscita in Italia i primi di febbraio) al suo personaggio ed è stata pubblicata da noi, da pochi giorni, la sua autobiografia Manhattan Folk Story (Bur).
Perché questa scelta dei Coen di prendere a modello per il loro Llewyn Davis (interpretato da Oscar Isaac) questo artista dalla faccia da mastino? Semplicemente perché Van Ronk incarna a tutt'oggi (è morto il 10 febbraio 2002) il prototipo del folk singer ribelle, l'erede della tradizione dei Woody Guthrie e dei Pete Seeger e soprattutto l'artista romantico, intellettuale del popolo e militante politico. Suonatore di ukulele e seguace del jazz tradizionale, si spostò presto sulle sponde del folk e già nel 1956 suonava un ottimo stile «fingerpicking» alla chitarra ed era una presenza fissa a Washington Square accanto a personaggi come Tom Paley, Bob Claiborne, Dick Rosmini. «In genere nel parco c'erano sei o sette capannelli di musicisti - scrive -; i più visibili erano i sionisti, quelli del bluegrass se ne stavano in un'altra zona capeggiati da Roger Sprung, infine c'erano diversi gruppi di persone che cantavano il folk e il blues. Molti di noi facevano politica, ma tutti concordavamo sul fatto che usare il folk a fini politici fosse di cattivo gusto, un insulto alla musica».
Quando nel '61 arrivò il giovane Dylan, Van Ronk era un'autorità nel giro e lo stesso Dylan lo definì «il re e signore indiscusso del Greenwich Village». Ascoltando il pianismo jazz di Jelly Roll Morton e James P. Johnson, e soprattutto portando in giro il chitarrista cieco Reverend Gary Davis (che diceva di portare «un pianoforte al collo»), Van Ronk fu tra i primissimi bianchi a sviluppare temi ragtime sulla chitarra e Candyman e Cocaine Blues divennero due dei suoi cavalli di battaglia. Incise dischi per etichette prestigiose come la Folkways e la Prestige, ricavandoci sempre e soltanto un pugno di dollari. Del resto Van Ronk non correva dietro al denaro. Non è un caso il suo rifiuto a far parte del trio Peter Paul&Mary (il suo posto fu preso da Noel Paul Stookey) uno dei gruppi più popolari dell'epoca. In compenso scrisse per loro River Come Down che, ribattezzata Bamboo, gli fruttò «l'assegno più sostanzioso che avessi mai incassato».
Insieme a Tom Paxton, Eric Von Schmidt e pochi altri è stato un tedoforo del folk fino alla sua morte, mantenendo vivo e intatto quel linguaggio popolare attraverso i numerosi revival e le rivoluzioni musicali. Se oggi la musica acustica è rinata grazie a gruppi come Mumford&Sons (che tra l'altro partecipano alla colonna sonora del film) è anche merito di Dave Van Ronk, un Don Chisciotte d'altri tempi che non ha mai ceduto alle lusinghe di nessuno e di niente. Neppure della fame. Da giovane, quando non aveva un dollaro, si appostava davanti alle case al mattino presto per rubare le bottiglie del latte, da adulto trovava sempre una battuta per fronteggiare le situazioni più drammatiche. Negli anni '70 ad esempio, in un momento di difficoltà, incontrò Jackson Browne che gli disse: «Hey Dave ho inciso un tuo pezzo». «Fantastico, quale hai scelto?». E lui «Cocaine Blues».
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