Un ritratto di famiglia gotico e con fantasma

La serie che debutterà su Netflix, il 12 ottobre, dà nuova linfa al genere della casa stregata

Un ritratto di famiglia gotico e con fantasma

Quello della casa stregata è un grande classico del cinema e della letteratura: basti pensare a Il Castello di Otranto (1764) di Horace Walpole o a La caduta della casa degli Usher (1839) di Edgar Allan Poe o ancora a Il giro di vite (1898) di Henry James. Nel cinema fare un elenco sarebbe addirittura impossibile e bisognerebbe partire da The ghost house del 1917 passando per Shining di Stanley Kubrick. Non è facile quindi innovare o creare almeno un bel prodotto in un genere come questo. Ci ha provato Netflix con la serie Hill House diretta e ideata da Mike Flanagan che sarà on line a partire da venerdì 12 ottobre. L'idea di base è stata quella di appoggiarsi a un grande classico di questo orrorifico filone: il romanzo L'incubo di Hill House di Shirley Jackson (1916-1965), in Italia edito da Adelphi.
Il libro, amatissimo da Stephen King, ha già dato ispirazione a due film, Gli invasati (1963) e Haunting-Presenze del 1999 e, va detto, non con risultati eccelsi, almeno nel secondo caso.
Invece la serie diretta da Flanagan (Oculus-Il riflesso del male e Il gioco di Gerald) funziona piuttosto bene perché si distacca moltissimo dalla trama dell'originale, ma non dallo spirito con cui la Jackson narra gli eventi. La scrittrice infatti non punta mai all'effettaccio (spesso così amato dai registi) ma tiene, a colpi di scrittura perfetta, sempre alta la tensione. E il lettore non può mai essere sicuro se le diaboliche presenze esistano solo nella testa dei protagonisti o siano reali e infestino la casa.
Flanagan riesce nella stessa impresa. La vicenda, narrata attraverso continui flashback, è attualizzata e coinvolge una famiglia, i Crain, con cinque figli, due maschi e tre femmine. Qualcosa è accaduto nell'antica dimora dove si erano trasferiti ad abitare. Strani fenomeni che hanno coinvolto i bambini a partire dalla sorellina più piccola, Nell, i cui sogni notturni sono turbati da minacciose presenze, che forse sono incubi e forse no. Di certo la situazione evolve sino a una precipitosa fuga dalla casa e una morte improvvisa...
Nel presente i superstiti della famiglia vivono delle vite che in alcuni casi sono apparentemente normali, una sorella, Shirley gestisce un'agenzia di pompe funebri, in altri rasentano il successo, Steven è un noto scrittore di libri sul paranormale, in altre mostrano un profondo disagio esistenziale. Ma in tutti i casi il male subito ha lasciato tracce profonde, paure, angosce. E ogni volta che i membri della famiglia si incontrano tornano pesantemente a galla. Per poi deflagrare quando qualcuno ha l'infelice idea di tornare in quella vecchia dimora gotica dove tutto è iniziato.
Non vi diciamo di più, sarebbe uno spoiler stupido. Più interessante dire che l'equilibrio tra passato e presente è reso bene, e che la paura non nasce mai da cosa si vede ma da cosa non si vede. Insomma, la storia ha il giusto livello di tensione e tratteggia bene i personaggi e le situazioni senza giocare sugli effetti speciali, di cui, onestamente, ormai non se ne può più. Va detto però che il decollo della trama è piuttosto lento, a tutto vantaggio di una narrazione precisa e senza sbavature, ma di certo priva del «botto» che di norma caratterizza la partenza di una serie. Quindi sedersi con calma, prendersi il tempo per decidere, e non aspettarsi di vedersi servire la trama del romanzo in 10 puntate. In compenso potete aspettarvi di sviluppare una certa paura dei montacarichi, delle maschere di cartone, dei gattini (vivi e morti) e delle sale autoptiche, delle serate tra parenti, delle porte chiuse e delle maniglie quando girano.

Ah, oltre alle atmosfere della Jackson, se volete dei punti di riferimento, la trama potrebbe inserirsi comodamente tra It di Stephen King (anche per il modo di raccontare un Male nato nel passato e che torna nel presente) e quel piccolo gioiellino orrorifico trascurato che è il film 1921-Il mistero di Rookford (per il modo in cui viene alimentato il dubbio sulla realtà o meno delle manifestazioni paranormali).

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